Il primo criterio èil pi๠semplice, intuitivo e oggettivo: la classificazione per natura. Distinguiamo, percià², i costi sulla base delle relative origini: costi del personale, di ricerca, per servizi professionali, per utenze eccetera. Ovviamente, possiamo scegliere se ripartire i costi in mille piccole voci omogenee oppure in grandi blocchi pi๠variegati. Va anche notato che tale ripartizione èagevolata dal fatto che in contabilità e in bilancio tutte le spese sono già classificate proprio per natura.
analisi
Il margine lordo di contribuzione
Il prezzo di vendita di un prodotto, naturalmente, deve coprire l’insieme dei costi (variabili e fissi) che sono stati sostenuti per realizzare il medesimo.
A parità di condizioni, èvidente che quanto pi๠i costi di natura variabile sono modesti, tanto pi๠èrilevante in proporzione il peso dei costi fissi.
Classificazione dei costi per discrezionalità e controllabilità
Uno di questi metodi distingue i costi sulla base del grado di discrezionalità che vi sovrintende. I costi parametrici, in particolare, sono quelli che sono sostenuti per motivi tecnici su cui c’ poco da decidere. Se per produrre due unità di Y occorre acquistare un’unità di X che costa 20 euro e il nostro obiettivo èprodurre 1.000 Y, si spenderanno in tutto 10.000 euro: e su questo costo c’ poco da trattare.
Costi fissi e variabili
Ipotizziamo un’azienda che acquista una materia prima X e la trasforma nel prodotto Y per rivenderlo a terzi. àˆ chiaro, quindi, che quanto pi๠Y vogliamo realizzare, tanto pi๠X dovremo acquistare, e dunque i relativi costi aumentano al crescere della produzione.
Classificazione costi di produzione
Medici e infermieri stranieri in aumento
Tuttavia, le nostre università non riescono a sfornare un numero di operatori sufficienti rispetto alla domanda: d’altronde, il percorso di studi èmolto lungo e selettivo.
Nidi aziendali, Italia indietro rispetto all’Europa
I primi nidi sorsero in Italia negli anni Cinquanta per opera di alcuni industriali “illuminatiâ€, come Olivetti e Falck; per una ventina d’anni, perà², si trattಠdi interventi episodici e rimessi alla volontà dei privati.
Mercato mondiale dell’auto
Fallimento piano casa
Il Governo aveva permesso una deroga sulle consuete norme urbanistiche, consentendo un ampliamento della volumetria degli edifici esistenti fino al 35%. La norma di legge, tuttavia, rinviava alle regole fissate da Regioni e Comuni per l’applicazione concreta, e non poteva essere diversamente dato che si tratta di una materia dove, per Costituzione, gli enti locali hanno larga voce in capitolo.
Boom di tatuatori e organizzatori di eventi
Effettivamente, possiamo notare come il numero delle partite IVA attive in Italia, che si aggira intorno a otto milioni contando anche i liberi professionisti, non cessi di crescere, alimentato soprattutto dalle piccole aziende individuali.
Laureati italiani: pochi e disoccupati
Ad oggi, infatti, solamente il 2,4% della popolazione vivente vanta il sospirato diploma di laurea, contro il 33,5% dei cittadini statunitensi o il 14,7% dei giapponesi. Nè il Belpaese si riscatta concentrando l’attenzione sulle giovani generazioni, che hanno molte maggiori possibilità dei genitori e dei nonni: oggi come oggi, infatti, soltanto un ragazzo su tre ottiene la laurea.
ComUnica, bilancio dei primi quattro mesi
Una via ineludibile, come si èdetto: ogni comunicazione relativa alla nascita, alle modifiche e alla cessazione della vita di un’azienda, infatti, deve ora passare (senza possibili alternative) attraverso l’invio di un pacchetto di files confezionato dal software ComUnica e inviato alla Camera di Commercio.
Crollo delle sponsorizzazioni per lo sport
Il problema riguarda certamente il calcio, che peraltro gode comunque di buona salute, data la sua immensa popolarità nel nostro Paese. Ma concerne soprattutto gli altri sport, in cui il calo d’interesse delle aziende ètangibile.
Aziende che usano il Lavoro a chiamata
Calano gli infortuni sul lavoro
Potrebbe perfino trattarsi di un effetto collaterale della crisi globale, che ha costretto molti impianti a chiudere i battenti o a ridimensionare l’attività , e quindi, paradossalmente, la crisi almeno una conseguenza positiva l’ha causata.