Rimborso IVA

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La manovra estiva ha apportato anche altre norme in tema di compensazioni, oltre a quelle già  descritte.

Si èaccennato, ad esempio, che le dichiarazioni IVA che presentano un credito superiore a diecimila euro dovranno presentare il visto di un esperto che attesti l’esistenza di questo credito, qualora lo si voglia impiegare in compensazione o richiederlo a rimborso.

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IVA e compensazioni, sanzioni severe contro gli abusi

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L’utilizzo sfrenato dei crediti d’imposta in compensazione di altri debiti all’interno del Modello F24 rappresenta un frequentissimo fenomeno di evasione fiscale: spesso e volentieri, infatti, i crediti impiegati si rivelano inesistenti, o comunque gonfiati rispetto al dovuto.

In generale ciಠemerge quasi sempre con i sistemi informatici adottati dall’Agenzia delle Entrate, ma nel frattempo si ècreato un danno non sempre sanabile nelle casse dell’Erario, accompagnato per di pi๠da sanzioni piuttosto lievi e patteggiabili per i colpevoli.

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Revisione tabelle di ammortamento

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Per imprese e professionisti, l’ammortamento dei beni strumentali avviene applicando i coefficienti previsti in un decreto ministeriale emanato alla fine del 1988.

Il decreto prevedeva la suddivisione degli operatori in diverse decine di categorie, ad ognuna delle quali èassegnata una tabella con le aliquote da applicare per l’ammortamento ordinario. àˆ consentito adottare aliquote inferiori rispetto a quelle tabellari, mentre non èriconosciuto fiscalmente impiegare percentuali superiori.

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Pregi e difetti del “forfettone” (terza parte)

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Confrontare il peso dell’imposta sostitutiva prevista per i contribuenti minimi con quello dell’IRPEF èmolto difficile.
L’imposta sostitutiva comporta un’aliquota secca del 20% sulla base imponibile. Nell’IRPEF, invece, il discorso èinfinitamente pi๠tortuoso.

Innanzitutto, si applicano aliquote differenziate per scaglioni di reddito crescenti. L’aliquota pi๠bassa (per i redditi fino a quindicimila euro) èdel 23%, perciಠsarebbe intuitivo pensare che il regime dei “minimi” ènecessariamente pi๠conveniente, tanto pi๠che ad essi non si applicano nemmeno le addizionali regionali e comunali; ma il discorso non ècosଠsemplice.

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Pregi e difetti del “forfettone” (seconda parte)

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Dal punto di vista delle imposte dirette, il discorso sulla convenienza èstremamente complesso. I “minimi” non pagano l’IRAP nè presentano la dichiarazione, ma èanche vero che mentre il discorso puಠessere interessante per gli imprenditori individuali, lo èmolto meno per i professionisti, per i quali, se sussistono i requisiti per aderire al “forfettone” sono comunque pressochè già  fuori dall’IRAP (a prescindere dall’adesione al regime), come hanno sancito prima la Corte di Cassazione e poi l’Agenzia delle Entrate; sul tema del rapporto fra IRAP e professionisti si rinvia ai numerosi articoli già  dedicati all’argomento.

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Pregi e difetti del “forfettone” (prima parte)

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Dopo aver sviscerato da cima a fondo il regime contabile dei contribuenti minimi, giunge il momento di tirare le somme per valutare se e quando risulta conveniente aderirvi o rinunciarvi. Ovviamente, in un’analisi di questo genere, si deve partire dal presupposto che l’imprenditore o professionista disponga di tutti i requisiti per poter eventualmente aderire, in mancanza dei quali, infatti, la rinuncia diventa una scelta obbligata.

Sul tema, in un anno e mezzo, si èspressa dettagliatamente la stampa specializzata e la stessa Amministrazione Finanziaria, per cui oggi èrelativamente facile individuare gli elementi da prendere in considerazione.

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Decadenza dal regime dei contribuenti minimi

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Si ègià  accennato che chi ha i requisiti per accedere al regime agevolato puಠcomunque rinunciarvi optando espressamente per il regime ordinario.

Ci sono perಠanche varie ipotesi in cui un soggetto decade per legge dall’applicazione del “forfettone”, allorchè viene meno uno o pi๠dei citati requisiti.

Nella generalità  dei casi, la decadenza ha effetto dal periodo d’imposta successivo.

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Contribuenti minimi: l’imposta sostitutiva sul reddito (sesta parte)

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Un’ultima questione correlata ai calcoli per la base imponibile riguarda l’eventuale versamento della rettifica sull’IVA detratta, ai sensi dell’articolo 19-bis-2 del DPR 633/1972, di cui abbiamo trattato in un articolo precedente della nostra guida.

Ebbene, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che essa costituisce a tutti gli effetti un costo per il contribuente, che quindi potrà  portare l’ammontare della rettifica in deduzione della base imponibile secondo, ancora una volta, il criterio di cassa. Va ricordato che anche questa rettifica puಠessere pagata ratealmente, con tutte le relative conseguenze.

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Contribuenti minimi: l’imposta sostitutiva sul reddito (quinta parte)

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Negli articoli precedenti, abbiamo affrontato tutte le questioni principali relative ai calcoli per la base imponibile dell’imposta sostitutiva che grava sugli aderenti al “forfettone”.

Per chiudere il discorso, non resta che affrontare alcune questioni minori sollevate nel tempo dai contribuenti e successivamente chiarite dall’Agenzia delle Entrate, quando non direttamente dalla legge o dal decreto ministeriale d’attuazione.

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Contribuenti minimi: l’imposta sostitutiva sul reddito (quarta parte)

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Oltre ai beni ammortizzabili e alle rimanenze di magazzino, dagli esercizi precedenti a quello di adesione al regime agevolato possono arrivare anche “retaggi” fiscali di altro genere. Sono infatti numerose le norme IRPEF che stabiliscono come diverse poste attive o passive rinviano la propria imponibilità  o deducibilità  al futuro rispetto all’esercizio di competenza.

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Contribuenti minimi: l’imposta sostitutiva sul reddito (terza parte)

Se l’imprenditore o professionista apre direttamente la sua attività  come contribuente minimo, non sorge il problema di rapportarsi col passato.
Il discorso èperಠdiverso quando il soggetto aderisce al “forfettone” in un periodo d’imposta successivo al primo. In questo caso, infatti, ci sono solitamente diverse poste di valenza fiscale ancora pendenti cui dare una sistemazione.

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Contribuenti minimi: l’imposta sostitutiva sul reddito (seconda parte)

Nel calcolo della base imponibile dell’imposta sostitutiva sul reddito propria dei contribuenti minimi vi sono alcuni aspetti particolari cui badare con molta attenzione.

Per esempio, èstabilito che i contributi previdenziali versati (a saldo o in acconto) nel corso dell’anno vengono sottratti dalla base imponibile lorda; e se quest’ultima fosse di importo inferiore (o addirittura negativo), la quota di contributi non necessaria al fine di azzerare la base imponibile stessa èriportabile in qualità  di onere deducibile nel Quadro RP del Modello UNICO per essere sottratta dalla base imponibile IRPEF, nell’ipotesi che il contribuente disponga di altri redditi.

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Contribuenti minimi: l’imposta sostitutiva sul reddito (prima parte)

La particolarità  pi๠nota in assoluto del regime contabile dei contribuenti minimi èla sottrazione del reddito d’impresa o di lavoro autonomo dai normali meccanismi dell’IRPEF e la sua sottoposizione ad un’imposta sostitutiva caratterizzata da un’aliquota secca del 20%.

In realtà , che questo si traduca in un effettivo risparmio in termini fiscali ètutto da verificare, caso per caso; ma una cosa certa èla radicale semplificazione dei calcoli per la determinazione della base imponibile.

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Contribuenti minimi: IRAP, addizionali, studi di settore e INPS

deducibilità  spese di rappresentanza

Le semplificazioni maggiori per i contribuenti minimi si hanno nel campo delle imposte dirette. Innanzitutto, gli aderenti al “forfettone” sono totalmente esenti da IRAP: dunque, niente dichiarazione e niente versamenti.

In secondo luogo, sono esenti dalle addizionali regionali e comunali all’IRPEF, perlomeno per i redditi d’impresa o di lavoro autonomo soggetti al regime dei “minimi”: discorso diverso, naturalmente, se ci sono anche altri redditi, su cui potranno eventualmente essere calcolate le addizionali.

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Contribuenti minimi: le rettifiche imposte dall’articolo 19-bis-2

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Una delle regole pi๠complicate della già  non facilissima legge IVA (DPR 633/1972) ècontenuta nell’articolo 19-bis-2 e va applicata da tutti coloro che, per un qualunque motivo, si trovano a dover modificare da un esercizio all’altro le regole adottate sulla detraibilità  dell’IVA sugli acquisti, rettificando le detrazioni già  eseguite qualora si verifichino dei fatti nuovi che cambino le regole del gioco.

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