Esempio fattura

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Ci sono arrivate diverse richieste dai nostri utenti che volevano avere un esempio di una fattura.

In passato abbiamo già  realizzato una mini guida dedicata alla fatturazione, ma per molti utenti non èsufficiente e dopo la teoria ènecessaria la pratica come in tutte le cose ed èper questo che abbiamo pensato di proporvi un vero esempio di una fattura reale.

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Un’azienda su sei rinuncia ai suoi crediti

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Secondo le statistiche pi๠recenti, circa un’impresa italiana su sei si ètrovata nell’ultimo anno a dover rinunciare a incassare uno o pi๠propri crediti nei confronti di debitori “difficili”. Il motivo?

La sfiducia negli strumenti che la legge mette a disposizione delle stesse imprese per ottenere soddisfazione.

In effetti, teoricamente qualunque creditore puಠrivolgersi al tribunale (ingiunzione di pagamento), ottenere il pagamento (anche con mezzi forzati come il pignoramento) dai propri debitori e poter anche pretendere il rimborso di tutti gli altri oneri sostenuti, incluse le parcelle dell’avvocato.

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Cedere alle banche i crediti verso la Pubblica Amministrazione

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Uno degli obiettivi dichiarati con la manovra d’estate, attualmente in fase di conversione presso le aule parlamentari, èquello di consentire alle imprese di non attendere tempi biblici prima di incassare quanto loro spettante per le forniture agli enti pubblici.

In questa direzione, e cioèdi non costringere le imprese a drammatiche crisi di liquidità , si muove anche un’altra riforma, le cui linee-guida sono appena state approntate dal Ministero delle Finanze.

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Regione Toscana ricapitalizza le industrie in crisi

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Anche in Toscana parecchie fabbriche hanno iniziato a versare in uno stato di profonda difficoltà . In effetti, già  da tempo nella Regione centro-italiana il peso del settore manifatturiero si stava ridimensionando (dal 29,5% del PIL del 2000 all’attuale 23,8%), ma la crisi economica ha assestato un’ulteriore mazzata di cui non si avvertiva il bisogno.

I dati statistici forniti recentemente dai sindacati sono da brividi: 1.263 imprese per cui èstato dichiarato pubblicamente lo stato di crisi, con 132.000 lavoratori circa che rischiano di finire sulla strada.

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Imprese affamate di sconti e convenzioni

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La crisi pi๠grave dagli anni Trenta ha spazzato via molte imprese dal mercato, e ha costretto tutte le altre a rivedere i propri conti al fine di individuare le spese inutili da ridimensionare per far quadrare i conti.

E le aziende che offrono servizi destinati ai grandi numeri hanno pensato bene di venire incontro ai milioni di piccole e medie imprese italiane per offrirgli soluzioni nuove e meno onerose per la loro vita di tutti i giorni.

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Normativa sugli imballaggi (III)

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L’ammontare del contributo ambientale che i produttori devono versare al CONAI èvariabile a seconda della tipologia di materiale usato e dalla quantità .

Attualmente, esso ammonta a: € 8 a tonnellata per gli imballaggi in legno; € 10,32 per il vetro; € 15,49 per l’acciaio; € 22 per carta e cartone; € 25,82 per l’alluminio.

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Normativa sugli imballaggi (II)

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L’iscrizione al CONAI ed eventualmente ai consorzi di filiera deve avvenire entro trenta giorni dall’inizio dell’attività , intesa come tale l’emissione della prima fattura ai clienti o la ricezione della prima fattura dai fornitori.

All’atto dell’adesione, occorre versare la relativa quota, che èversata una tantum: € 5,16 come quota fissa fino ad un ammontare di ricavi nell’esercizio precedente pari a € 500.000,00 con l’aggiunta di una quota variabile calcolata sull’eventuale eccedenza rispetto alla soglia indicata.

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Normativa sugli imballaggi (I)

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Da una dozzina di anni l’Italia si èdotata di una normativa avanzata, a confronto di altri Paesi europei, per affrontare l’enorme problema degli imballaggi, che costituiscono a tutt’oggi la quota principale dei rifiuti prodotti nelle nostre città .

La raccolta differenziata, lo smaltimento e, soprattutto, il riciclo degli stessi si ècosଠposto come un obiettivo fondamentale da soddisfare, anche in ottemperanza a precisi vincoli comunitari.

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Meccanismi di aggiudicazione nelle aste on line

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Le aste on line sono un fenomeno oggi diffusissimo, ma molto recente. Gli incanti tradizionali, invece, esistono da centinaia di anni (la vendita degli schiavi ai proprietari terrieri, per esempio, avveniva solitamente in grandi aste di piazza), e cosଠcon gli anni hanno avuto modo di affinarsi numerosi meccanismi per decidere come determinare il vincitore e il prezzo di aggiudicazione, che hanno finito per trovare applicazione pari pari anche anche nelle aste virtuali.

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Aprire un negozio online di e-commerce

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La tipologia di commercio pi๠tipica dei nostri anni èquella che avviene on line: l’e-commerce, che sta rivoluzionando i traffici di merci nazionali e internazionali, e oggi siamo solamente all’alba del fenomeno.

A dispetto delle apparenze, tuttavia, non vi sono grandi differenze di tipo sostanziale rispetto al commercio tradizionale: sebbene le modalità  di pagamento e quelle di contatto fra cedente e cessionario siano innovative, la sostanza dei contratti di compravendita posti in essere, in realtà , non cambia granchè.

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Vendita a distanza

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Un fenomeno tipico dei nostri tempi èquello delle vendite a distanza: per corrispondenza e, soprattutto, per televisione (le famose “televendite”).

Fermi restando gli ordinari requisiti, i venditori devono provvedere ad informare preventivamente la polizia di Stato della loro attività  prima dell’avvio, al fine di ottenere una specifica licenza. Inoltre, in caso di trasmissione televisiva o radiofonica, l’editore del mezzo di comunicazione ètenuto a verificare che il venditore possieda tutti i requisiti richiesti.

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Differenze tra esercizi commerciali

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Quelle che sono state citate sono le procedure amministrative per l’apertura della maggior parte degli esercizi commerciali. Vediamo ora le peculiarità  di alcune attività  particolari.

Se s’intende aprire un centro commerciale, occorre seguire distintamente due procedure: quelle specifiche per ogni singolo negozio interno al centro, che dovranno essere eseguite dai singoli titolari, e una relativa al centro nel suo complesso da parte della società  che lo gestisce.

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Superficie dei locali adibiti a negozio

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La legge sul commercio definisce esercizi di vicinato i locali commerciali la cui superficie non supera i 150 metri quadrati, o 250 se la popolazione del Comune supera i diecimila abitanti. I medi esercizi commerciali, invece, superano le soglie indicate fino ad attestarsi ad un massimo, rispettivamente, di 1.500 e 2.500 metri quadrati. Se invece si superano anche questi limiti, si parlerà  di grande struttura di vendita.

Per calcolare la superficie deve farsi riferimento alle aree dove effettivamente viene esercitato il commercio ai terzi, escludendo quindi depositi, uffici, parcheggi o spazi di altro genere.

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Aprire un negozio di somministrazione di alimenti

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Oltre ai requisiti indicati, l’imprenditore che intende commerciare prodotti alimentari deve rispettare un’altra condizione: deve essere formalmente abilitato a svolgere quest’attività , per ovvi motivi di tutela dei consumatori e garanzia del rispetto delle norme igieniche.

Esistono fondamentalmente due strade seguibili per soddisfare questa condizione. La prima possibilità  èquella di seguire un corso professionale riconosciuto ufficialmente dalla Regione. La seconda èquella di aver svolto per almeno due anni nell’ultimo quinquennio il ruolo di dipendente (oppure di coniuge, familiare o affine dell’imprenditore in un’impresa familiare) di un altro negozio nel ruolo di addetto agli alimentari.

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