Il Brexit non èsoltanto un affare inglese. Il mercato del Regno Unito èintrecciato con quello europeo e si rischia che restando o lasciando l’Europa ottenga una perdita incredibile. Confartigianato spiega quel che sta succedendo a livello economico nell’UE.
Un comunicato di Confartigianato parte dal presupposto che se il Regno Unito decidesse di lasciare l’Europa, l’UE sarebbe sorpassata dalla Cina per quel che riguarda il PIL:
tra una settimana, con la vittoria dei “leave†l’uscita del Regno Unito farebbe scendere la quota dell’Ue ‘a 28 meno 1’ al 18,5% del PIL mondiale e – considerando le pi๠recenti previsioni di aprile del Fondo Monetario Internazionale – la combinazione tra Brexit e il tasso di crescita porterebbe nel 2020 l’Unione ‘a 28 meno 1’ ad essere sorpassata dalla Cina.
Bisogna perಠapprofondire l’argomento entrando nel merito dei vari settori di MPI. Ecco il quadro:
Con maggiori vendite nel Regno Unito èl’Alimentare con 1.972 milioni di euro, seguito da Abbigliamento con 1.381 milioni, Pelle con 1.051 milioni, Mobili con 939 milioni, Prodotti metallo con 894 milioni, Altre manifatturiere con 769 milioni, Tessile con 424 milioni e Legno con 106 milioni.
Sulla base delle valutazioni dell’Ocse (2016), che individuano l’impatto della Brexit sulla domanda di importazioni pari al 9,4% per i beni intermedi e al 9,7% per i beni di consumo, si stima che la vittoria dei “leave†del prossimo 23 giugno determini 727 milioni di euro di minori esportazioni italiane nei settori a maggiore concentrazione di Micro e Piccola Impresa.
Ed ecco anche un’analisi di quel che accadrebbe a livello pi๠“locale” nel nostro Paese.
L’analisi per territorio mostra che la regione con la maggiore esposizione nei settori di MPI sul mercato del Regno Unito – valutata come incidenza percentuale delle esportazioni manifatturiere dei settori a pi๠alta concentrazione di MPI sul valore aggiunto del territorio – èil Friuli-Venezia Giulia con l’1,22%, media nazionale dello 0,52%, seguito dalVeneto con l’1,12%, dalla Toscana con lo 0,96% e dall’Emilia-Romagna con lo 0,94%.
Le prime dieci province per esposizione sono Belluno con l’export di MPI sul valore aggiunto regionale pari al 3,93%, seguita da Pordenone con il 2,64%, Gorizia con il 2,58%, Reggio Emilia con il 2,41%, Piacenza con il 2,35%, Prato con il 2,19%, Treviso con il 2,01%, Vercelli con l’1,78%, Vicenza con l’1,71% e Salerno con l’1,70%.