Ma nonostante questo, il numero degli avvocati in Italia èmolto alto: circa duecentodiecimila, con un incremento annuo di diecimila unità , tanto che il mercato èormai saturo in quasi tutte le città .
Per questo motivo, l’Ordine forense sta valutando l’ipotesi di chiedere al Governo di imporre il numero chiuso e ad imporre severe forme di controllo sulla qualificazione e l’aggiornamento professionale.
Se dunque per gli aspiranti avvocati sembra prospettarsi un futuro sempre pi๠difficile, c’ chi ha trovato una scappatoia perfettamente legale: in virt๠degli accordi comunitari, chi èabilitato come avvocato in un altro Stato europeo, puಠrichiedere automaticamente l’iscrizione anche in Italia, dribblando agevolmente non solo l’esame di Stato ma anche l’obbligatorio tirocinio biennale.
In particolare, èla Spagna il vero Belpaese degli aspiranti avvocati: la laurea italiana in Giurisprudenza èriconosciuta anche nel Paese iberico, dopodichè si diviene patrocinanti e, dopo tre anni, “abogados†a tutti gli effetti. à‰ perಠrichiesto il superamento di una decina di esami universitari integrativi, che comunque non appaiono proibitivi, anche per le similitudini linguistiche fra lo spagnolo e l’italiano.
Nel 2007 sono stati in 337 gli italiani che hanno richiesto all’ambasciata spagnola il riconoscimento della loro laurea in Legge, mentre nel 2008 il numero èsalito a 594.
La pacchia, perà², potrebbe non durare a lungo: nel 2011, con tutta probabilità , anche in Spagna sarà introdotto l’esame di Stato.