àˆ necessaria in questo momento una riforma del 5×1000. Gli esperti dicono che si tratta di una riforma urgente perchè bisogna regolamentare al meglio il sistema di versamento da parte dei contribuenti della quota di IRPEF che vogliono destinare al terzo settore, alla ricerca sanitaria e scientifica, alle attività sociali del Comune di residenza.Â
La Corte dei Conti èstata la prima ad indicare il bisogno di riformare il meccanismo del 5×1000 per via del fatto che ci sono troppi destinatari per questa piccola quota dell’IRPEF e tra loro ci sono ben 50 mila associazioni. Di queste, moltissime “non producono alcun valore sociale, rivolgendosi soltanto ai soci o agli iscritti, senza rispondere ai criteri di misurabilità dell’utilità sociale prodotta.
Un’ipotetica riforma del 5×1000 deve girare attorno a 3 punti fermi:
- la selezione degli enti no profit
- il tetto annuo
- la stabilizzazione del 5 per mille.
Tra gli enti no profit ci sono ancora troppe fondazioni legate ai partiti politici e tantissime associazioni che fanno capo ad alcune categorie professionali, per esempio notai, avvocati e militari. Poi ci sono tantissime associazioni sconosciute che probabilmente ricevono soldi soltanto dai soci. Per confermare questo quadro della situazione, basta pensare che ci sono circa 9mila enti che hanno un contributo dal 5×1000 inferiore ai 500 euro. La dispersione delle quote èstrema.
Secondo la Corte dei Conti, un’altra modifica da fare alla legge sul 5×1000 èl’abrogazione del tetto annuo stabilito in 500 milioni di euro per il 2015 tramite la legge di Stabilità . Nel 2014 erano 400 milioni di euro. Il limite di questi finanziamenti va ad incidere il patto tra Stato e cittadini.
L’ultimo punto, non meno importante dei precedenti, riguarda la stabilizzazione del 5 per mille soprattutto riguardo i pagamenti. Deve essere cioèliminato il ritardo cronico nell’erogazione dei contributi che spettano alle associazioni e agli enti che possono beneficiare del 5×1000.