Innanzitutto èda precisare che, se le spese sostenute presso terzi sono facilmente quantificabili, ben pi๠complesso èil discorso della manutenzione realizzata internamente: in genere, possiamo determinarne l’importo considerando la somma fra i costi diretti e una quota ragionevolmente imputabile di costi indiretti.
Le spese di manutenzione, di qualsiasi genere, si ripartiscono in due grandi categorie: ordinarie e straordinarie. Le prime sono quelle per le quali, al termine dell’operazione, il valore del bene èuguale a quello precedente al danno risanato: esempi banali di manutenzione ordinaria sono la riparazione di una serratura o la sostituzione della marmitta di un veicolo.
Le manutenzioni straordinarie, invece, incrementano il valore del bene, che al termine del lavoro risulterà almeno in parte diverso e superiore rispetto a prima. Questo fenomeno riguarda soprattutto le ristrutturazioni dei fabbricati: aggiungere una stanza o rimettere a norma un edificio fatiscente sono ipotesi che chiariscono la questione.
Questa distinzione èbasilare ai fini delle regole IRPEF/IRES: infatti le spese di manutenzione straordinaria seguono la stessa sorte del cespite cui fanno riferimento; e dunque saranno ammortizzate negli anni secondo le stesse aliquote previste per il bene incrementato. Questa regola èvalida anche ai fini della base imponibile dell’IRAP.
Ben pi๠complesso èinvece il discorso riferito alle spese di manutenzione ordinaria: per motivazioni francamente difficile da individuare, il legislatore ha previsto un sistema di deduzione piuttosto articolato che si protrae negli anni.