La differenza tra tasso fisso e tasso variabile ègià stata ampiamente descritta e come sappiamo, la maggior parte dei contraenti hanno preferito quello variabile proprio per godere di uno sconto percentuale maggiore.
Il fisco, come sappiamo, concede alle famiglie che hanno contratto un mutuo di scontare il 19% degli interessi nella dichiarazione dei redditi ai fini IRPEF fino ad un importo non superiore a 4 mila euro e tale limite èrimasto pressochè inalterato dai vecchi 7 milioni di lire che c’era prima del 2001 quando anche l’Italia èntrata nella zona Euro.
Tale sconto perಠèutile solo per i contraenti di un mutuo dedicato all’acquisto della prima casa. Come èovvio che sia, il contribuente non èpi๠in grado di scontare gli interessi passivi del mutuo della prima casa, nel caso in cui egli non èpi๠residente in tale abitazione e se essa diventasse un’abitazione secondaria.
Nel caso in cui il nucleo familiare e quindi il mutuo fosse intestato a due persone di cui solo uno ha reddito, il beneficio viene attivato anche per il partner privo di redditi fermo restando che il tetto massimo da raggiungere rimane fissato a 4 mila euro e in caso di separazione o divorzio lo sconto viene bloccato, ma se uno dei due ex coniugi continua a vivere nell’abitazione con ipoteca bancaria lo sconto viene limitato a soli 2 mila euro. La detrazione degli interessi passivi permane anche in caso di surroga del mutuo.
SUPPLEMENTO:
Spese deducibili e detraibili
Differenza tra deduzione e detrazione