Nello stesso provvedimento l’Agenzia ha spiegato che il differimento di due mesi (l’entrata in vigore dello spesometro era stata fissata al 1° maggio 2011) èstato dettato da esigenze di carattere tecnico.
Il nuovo adempimento, ricordiamo, èstato disposto dal Dl 78/2010 e prevede che debbano essere comunicate in via telematica all’Agenzia delle Entrate da parte di tutti i soggetti passivi d’Iva le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate e ricevute, il cui importo sia pari o superiore a 3.000 euro al netto dell’Iva. Per le operazioni in relazione alle quali non èprevisto l’obbligo di fattura, invece, il limite èfissato a 3.600 euro al lordo dell’Iva.
L’adeguamento tecnologico necessario per l’entrata in vigore dello spesometro, dunque, ha costretto l’Agenzia delle Entrate a rimandare di due mesi l’inizio di questo nuovo accertamento. E’ opinione diffusa, tuttavia, che la decisione sia stata dettata anche da esigenze di carattere normativo, alla luce di tempi eccessivamente ridotti per l’entrata in vigore di una disciplina legislativa che consenta la tracciabilità degli acquisti al di sopra dei 3.600 euro. A riguardo un primo passo dovrebbe essere fatto con il decreto sviluppo, la cui entrata in vigore dovrebbe avvenire entro la prima settimana di maggio.
Quel che ècerto èche questo nuovo adempimento costituirà un nuovo onere per i contribuenti. I costi della comunicazione delle operazioni oltre 3.000 euro, infatti, sono già stati oggetto di discussione.