Alla perdita fiscale non corrisponde necessariamente una perdita in senso economico, e comunque quasi mai corrispondono gli importi. Immaginiamo che il bilancio di una società evidenzi ricavi per 200.000 e costi per 150.000: economicamente emerge un utile di 50.000.
Se perಠi ricavi fossero per metà esenti da tassazione (perchè magari soggetti ad imposta sostitutiva), in dichiarazione dei redditi emergerebbe una perdita pari a 50.000. Qual èla sua sorte?
Le società conseguono esclusivamente redditi d’impresa, e dunque non esistono altri redditi con cui la perdita puಠessere compensata.
Gli imprenditori individuali, invece, potrebbero possedere anche redditi di altro genere (da lavoro dipendente, da terreni e fabbricati…), ma non èloro consentito compensare le perdite da reddito d’impresa.
Facendo un altro esempio, un imprenditore che dunque vantasse un reddito da fabbricati pari a 10.000 e una perdita da reddito d’impresa pari a 2.000, sarà tassato su diecimila e non su ottomila.
In compenso, le perdite di società e ditte individuali in contabilità ordinaria possono essere rinviate al futuro e andare ad abbattere i ricavi che matureranno negli anni a venire, purchè sempre della medesima categoria (reddito di impresa), ma non oltre quattro anni: al quinto anno la perdita non èpi๠riportabile e, se non èancora stata sfruttata, èdefinitivamente perduta. Ma c’ un’eccezione: le perdite maturate nei primi tre anni di attività si possono rinviare al futuro senza limiti temporali.