Un passaggio importante si èavuto con i provvedimenti adottati dal Governo la settimana scorsa, che fra le altre cose ridisegnano in misura significativa i tributi destinati alle venti Regioni italiane, con particolare attenzione soprattutto all’IRAP e all’addizionale regionale all’IRPEF.
Il leitmotiv delle riforme ènoto: ogni Regione dovrà imparare a badare a sè stessa, vedendo drasticamente ridursi i trasferimenti dallo Stato. Questo dovrebbe abbassare il peso dei tributi di natura statale (di cui gran parte del gettito sarà compartecipata dalle Regioni stesse) e, allo stesso tempo, incrementare quello delle tasse regionali. In questo modo, ogni Regione dovrebbe riuscire a coprire con le proprie entrate le proprie voci di spesa, a partire dalla costosissima sanità .
La riforma che sta decollando in queste settimane vede attribuire un peso notevole all’addizionale regionale. Attualmente le Regioni possono scegliere di far variare l’aliquota fra lo 0,9 e l’1,4%; tuttavia, a quattro di esse (Calabria, Campania, Lazio e Molise) èstato consentito (se non imposto) di arrivare all’1,7% in considerazione degli spaventosi deficit di bilancio.
Col federalismo fiscale, alle Regioni sarà perಠconsentito di manovrare pi๠liberamente sull’aliquota, arrivando al 2% nel 2014 e al 3% dal 2015 in poi (eventualmente graduando secondo le situazioni soggettive).
Tuttavia, le Regioni possono risparmiare tali maggiorazioni ai fruitori di redditi di lavoro dipendente e assimilati, qualora rientrino nei primi due scaglioni; tale agevolazione èperಠa forte rischio d’incostituzionalità , considerato che si creano evidenti disparità fra i contribuenti (a parità di reddito, un imprenditore avrebbe aliquote superiori ad un pensionato).
Quanto all’IRAP, anche qui c’ la possibilità di agire liberamente sull’aliquota (oggi fra il 3,9 e il 4,82%): le singole Regioni potranno abbatterla fino eventualmente ad azzerarla.
Fonte: Il Sole 24 Ore