Il redditometro dovrebbe essere uno strumento al servizio dei cittadini invece finisce con l’essere un sistema di controllo adottato dal fisco, sul quale circolano consigli su come difendersi. Noi abbiamo scovato le istruzioni per controbattere in caso di presunzione semplice. Vediamo di cosa si tratta.Â
Il redditometro soprattutto nella sua nuova versione, fa molta paura perchè il Fisco attingendo a numerose banche dati èdavvero in grado di dirci qual èil nostro stile di vita presunto e calcolare tutto il resto di conseguenza. Tuttavia pochi sanno che le evoluzioni del redditometro sono state a vantaggio del contribuente e lo dimostra il passaggio dalla presunzione legale relativa alla presunzione semplice.
In pratica sono aumentate cosଠle possibilità che il cittadino ha di difendersi. Si possono fornire infatti delle “prove contrarie” e mettere in discussione l’iter di accertamento usato dal fisco. La presunzione semplice fa sଠche un cittadino non soltanto possa dimostrare che i motivi di accertamento non sussistono ma possa anche contestarne la procedura.
La sentenza della Cassazione n. 6395 del 13 marzo 2014 spiega come il contribuente debba dimostrare in caso di destinazione dei redditi esenti o sottoposti a tassazione separata, soltanto l’esistenza dei redditi stessi. Quindi in caso di spesa basta dimostrare che la somma esiste e non c’ènecessità di documentare la movimentazione sul proprio conto.
In caso di accertamenti quindi, l’Erario ha soltanto degli indizi, quindi, il contribuente puಠdifendersi anche facilmente. Tutto èscritto nell’art. 7, co. 5, DLgs 546/1992
“le commissioni tributarie, se ritengono illegittimo un regolamento o un atto generale rilevante ai fini della decisione, non lo applicano, in relazione all’oggetto dedotto in giudizio, salva l’eventuale impugnazione nella diversa sede competenteâ€.