Le tasse che devono pagare i datori di lavoro per assumere regolarmente un lavoratore sono molte per questo spesso si ricorre al lavoro nero o peggio si dichiara il fallimento. Naturalmente la crisi èlegata a tanti e molteplici fattori ma l’elevato costo del lavoro italiano non aiuta. Ecco una panoramica europea.Â
Il costo del lavoro in Italia continua a crescere e anche se cresce meno che nel resto dell’Eurozona èanche vero che èai massimi livelli da diversi anni. Sulle voci salariali le tasse applicate nel Vecchio Continente appaiono sempre eccessive.
>Â Nel Made in Italy prevale la delocalizzazione
Ci si aspetta di vedere qualche cambiamento quando saranno applicate tutte le normative collegate alla Legge di Stabilità 2015. Per il momento, sulla base dei dati Eurostat si ha un’immagine molto frammentata dell’Europa dove un’ora di lavoro puಠcostare da 3,8 euro della Bulgaria fino anche a 40,3 euro della Danimarca. Poi ci sarebbe da prendere in considerazione il caso della Norvegia dove si pagano anche pi๠di 50 euro ma èun’altra situazione.
Questi dati non fanno che dimostrare che l’Unione Europea èsoltanto un’etichetta sotto la quale si celano parecchie differenze. L’Italia, in questa lista di Paesi si colloca nella parte medio-alta della classifica visto che un’ora di lavoro mediamente costa 28,3 euro. Siamo al di sotto della media dell’Eurozona ma comunque al di sopra della media UE che èdi 24,6 euro e comprende anche paesi meno cari per le imprese come la Bulgaria o la Romania (4,6 euro).
Non èun caso che proprio in questi paesi molte aziende italiane stanno delocalizzando la produzione. Nel caso dell’Italia bisogna prendere nota del fatto che il 28,2% del costo del lavoro non èlegato a fattori riconducibili allo stipendio dei dipendenti.