L’idea era quella di realizzare una sorta di prova generale: se il meccanismo avrà ottenuto buoni risultati, esso sarà forse esteso alla totalità delle operazioni.
Il reverse charge, in estrema sintesi, consiste nell’attribuire al cessionario dell’operazione (purchè imprenditore, artista o professionista) l’incombenza di emettere la fattura al posto del cedente e di consegnarne copia a quest’ultimo.
Fra le varie innovazioni del 2007, si scelse di attribuire questa modalità contabile anche alle operazioni che coinvolgessero telefoni cellulari, computer e relativi accessori nonchè ai materiali lapidei acquistati direttamente presso cave e miniere.
In tutti i casi, prima di entrare in vigore occorreva l’autorizzazione dell’Unione Europea, che, con notevole calma, alla fine èarrivata. Non per i materiali lapidei, che continueranno ad essere regolati secondo le regole ordinarie; ma il beneplacito ha invece riguardato cellulari e computer.
L’impatto risulta essere devastante, soprattutto se si considera che in questi tempi la parola d’ordine èla semplificazione del sistema fiscale. Nel prossimo futuro, invece, dovremo immaginarci che quando un avvocato oppure un parrucchiere si reca ad acquistare le cuffie del telefonino oppure un mouse dovrà portarsi dietro un blocchetto per emettere fattura in duplice copia.
L’autorizzazione per le medesime operazioni èstata concessa anche a Germania e Austria, ma in questi Paesi la norma parla delle cessioni da 5.000 euro di ammontare in su; per il Regno Unito, si parla di 5.000 sterline. Solo da noi, quindi, il discorso riguarda anche prestazioni al minuto di valore irrisorio.
Si attendono con urgenza chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate sull’applicazione di questa temutissima legge.
Fonte: Il Sole 24 Ore