La legge guarda con favore a queste iniziative, stabilendo alcune regole che prevedono una pressione fiscale pressochè nulla per i proventi ricavati in queste occasioni, a patto che siano rispettati alcuni requisiti inderogabili. In particolare, occorre predisporre un apposito rendiconto su entrate e uscite, entro i quattro mesi dalla fine dell’anno.
In linea di massima, si individuano quattro possibili fonti di entrata per tali associazioni: cessione di prodotti, somministrazione di alimenti e bevande, giochi e spettacoli.
La cessione di prodotti artigianali e altri beni non alimentari eseguita da enti non commerciali in occasione di sagre e ricorrenze non costituiscono base imponibile per l’imposta sui redditi purchè i beni siano ceduti direttamente al pubblico (senza intermediari) e purchè non vi siano insegne, pubblicità o altri elementi organizzativi che cancellino il requisito della pura occasionalità dell’iniziativa. Il discorso vale tanto per i beni autoprodotti quanto per quelli acquistati da terzi o ricevuti in dono.
Discorsi analoghi si applicano anche quando l’associazione approfitti dell’occasione per somministrare alimenti e/o bevande al pubblico. In queste ipotesi, tuttavia, occorre che i responsabili abbiano frequentato un corso di formazione sulle ordinarie norme igieniche per la conservazione del cibo.
La possibilità di organizzare giochi a premi èun’esplicita deroga al notorio monopolio di Stato. Occorre perಠche i premi non siano in denaro e il loro valore complessivo non superi determinate soglie (€ 12.911,42 per tombole e pesche di beneficenza, € 51.645,69 per le lotterie).
àˆ inoltre possibile eseguire attività di spettacolo e d’intrattenimento, previa comunicazione alla SIAE.
Va infine ricordato che, trattandosi per definizione di attività occasionali, nessuna di esse rientra nel campo di applicazione dell’IVA.
Fonte: Il Sole 24 Ore