Si tratta di società costituite con tutti i crismi della legalità , ma che di fatto non esercitano alcuna attività economica, o che comunque la esercitano in maniera molto modesta.
Tali società sono costituite, dunque, non tanto per svolgere attività d’impresa bensଠper sfruttare vantaggi di altro genere per via traversa.
Per fare un esempio semplice, puಠessere il modo per scaricare come costi d’impresa una pluralità di spese che altrimenti sarebbero classificabili come personali e dunque indeducibili. Tuttavia, èben pi๠frequente che tali enti siano inseriti in un complesso sistema di collegamenti con altre società , al fine di soddisfare finalità di risparmio fiscale (lecito o illecito) molto pi๠complesso e sofisticato, magari a livello internazionale.
Non a caso, nel linguaggio corrente si utilizza pi๠spesso il concetto di “società di comodo†(il quale costituisce a tutti gli effetti un sinonimo), che meglio sottolinea la finalità recondita di tali enti.
In ogni caso, la normativa sulle società non operative prescinde dagli scopi prefissati dai fondatori delle stesse: la legge, infatti, impone in una serie di casi di considerare, ai fini della tassazione, dei ricavi presunti appositamente calcolati al posto dei ricavi effettivamente dichiarati, quando questi ultimi siano inferiori.
Tutte le società che non superano, infatti, il cosiddetto “test di operatività †sono soggette a questa sorta di minimum tax, e non ha rilevanza se la loro non operatività dipende dal voler coprire furberie fiscali o sia semplicemente indice di una crisi legata a fattori meramente aziendali.
In altre parole, l’analisi compiuta si basa esclusivamente su condizioni squisitamente oggettive.