Come tutti sanno, quello delle spese di rappresentanza èun mare magnum nel quale puಠessere celato di tutto. Formalmente, si tratta delle spese sostenute da un imprenditore per favorire la diffusione di una buona immagine di sè e della sua ditta presso gli effettivi o i potenziali clienti.
Ma, di fatto, moltissime delle spese classificate come “di rappresentanza†sono in realtà spese private che si cerca di scaricare dal reddito d’impresa.
Conscio della sostanziale impossibilità di ricostruire con sicurezza tale inerenza, il legislatore ha preferito per molti anni ricorrere ad un complesso criterio di deduzione forfetaria: le spese di rappresentanza sono state per tanti anni deducibili solo per un terzo, e per di pi๠ripartendo questo terzo in cinque annualità .
Per cui, chi ha contabilizzato 1.500 euro di spese di rappresentanza nel 2003, ha potuto dedurre dalla base imponibile IRPEF solo 500 euro, di cui 100 per il medesimo 2003 e gli altri 400 suddividendoli in quattro parti uguali nei periodi d’imposta successivi fino al 2007.
Il discorso non riguardava perಠgli acquisti di beni di ammontare unitario inferiore a € 25,82, sempre deducibili nell’esercizio di competenza.
La scorsa legge finanziaria, perà², ha rimescolato completamente le carte.