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TFR in busta paga, i lati negativi ne scoraggiano l’adozione

Il TFR in busta paga non lo vuole nessuno. I lavoratori hanno calcolato i vantaggi di avere pi๠liquidità  oggi ma maggiore incertezza in futuro e preferiscono posticipare i consumi. Ecco allora che il calcoli renziani sembrano fatti male.

Con la legge di Stabilità  il Governo Renzi ha introdotto la possibilità  per i lavoratori di ottenere un anticipo del TFR in busta paga ma questa misura rischia di essere un flop. Il fatto èche i lavoratori, al momento, nel provvedimento governativo riescono a vedere soltanto lati negativi.

Anticipare il TFR in busta paga vuol dire avere un ISEE pi๠alto e una maggiore tassazione IRPEF. Per questo motivo èfacile che nel 2015 l’anticipo del TFR sia scelto soltanto da 2 lavoratori su 10, dal 18% degli aventi diritto. A dirlo èun sondaggio della Confesercenti che specifica come il 67% degli intervistati abbia detto chiaramente di volerlo lasciare in azienda mentre il 15% non ha ancora deciso.

Analizzando meglio il sondaggio si nota come a dire di lasciarlo in azienda siano soprattutto i lavoratori pi๠anziani, quelli tra 55 e 64 anni, mentre i giovani dai 18 a 34 anni sono ancora indecisi. Tutti gli altri vogliono avere questo assegno il busta paga, ma sono pochi, oscillano dal 12% (55-64 anni) al 21% (35-44 anni).

Il TFR nella mente dei lavoratori, èusato per lo pi๠come una forma di risparmio finanziario per il futuro (54%), oppure come integrazione della pensione (29%), oppure ancora come fondo per le spese mediche e a sostegno della vecchiaia (12%), o infine come gruzzoletto per l’acquisto di un’abitazione per sè o per i propri famigliari (5%).

Stando ai dati di Confesercenti èchiaro che l’effetto sui consumi sarà  minimo: si stima un aumento dello 0,1% equivalente a soli 380 milioni di euro. Il fatto èche anche chi lo vuole in busta pagata, non sa proprio come investire i soldi del TFR: il 44% èincerto, il 17% dichiara di volerlo investire in forme di risparmio alternative, il 16% lo investirà  nelle pensioni e il 13% lo userà  per saldare probabilmente i debiti accumulati in precedenza, quindi per sanare la situazione di crisi.