Le motivazioni della soppressione di quest’obbligo, mai amato dai contribuenti, èabbastanza evidente:
un adempimento molto gravoso per il cosiddetto “popolo delle partite IVA†e probabilmente poco utile nella lotta all’evasione fiscale… o almeno, cosଠsi immagina, visto che in appena due anni di vigenza dell’elenco non èancora possibile trarre delle conclusioni sulla sua effettiva utilità .
La soppressione di quest’obbligo comporta due ordini di conseguenze da tenere d’occhio. Innanzitutto, viene meno ogni possibilità di sanzionare chi non avesse inviato il famigerato elenco nel 2007 o nel 2008, o l’avesse inviato in ritardo, oppure l’avesse inviato incompleto o infedele: non èinfatti mai punibile chi commette una violazione che secondo una legge successiva non èpi๠considerata tale (èil noto principio del favor rei). Notizia forse poco gradita da chi invece aveva adempiuto a tale obbligo con puntualità e regolarità .
Ma viene meno anche la necessità , spesso insuperabile, di procurarsi il codice fiscale di clienti e fornitori, con il quale queste figure dovevano essere indicate negli elenchi a partire dalla spedizione del 2009. La frequente assenza dell’indicazione del codice fiscale nelle fatture ha fatto tremare i polsi a pi๠di un contribuente, che già vacillava all’idea di come riuscire a rintracciare un’informazione cosଠindispensabile e spesso altrettanto irreperibile.
Il problema oggi non si pone pià¹.
Almeno fino alla futura, eventuale terza introduzione dell’adempimento.
Giuseppe