In questa direzione, e cioèdi non costringere le imprese a drammatiche crisi di liquidità , si muove anche un’altra riforma, le cui linee-guida sono appena state approntate dal Ministero delle Finanze.
In pratica, l’imprenditore che non se la sente di attendere mesi o anni prima di incassare quanto gli èdovuto, puಠtagliare la testa al toro e cedere immediatamente il credito ad una banca o altro finanziatore, naturalmente perdendoci qualcosa a titolo di commissioni bancarie e interessi passivi.
La banca a suo tempo incasserà dall’ente pubblico il 100% del credito (con gli eventuali interessi), mentre l’imprenditore si dovrà accontentare di aver dall’istituto di credito l’80-90% della somma, ma con il pregio di non dover attendere troppo.
Per favorire questa soluzione, il Ministero ha stabilito che l’ente della Pubblica Amministrazione, su istanza del cittadino interessato, puಠ(ma non èobbligato) emettere una certificazione in cui indicare l’esistenza del credito, l’ammontare, la causale e i tempi previsti per il pagamento: una garanzia preziosissima da spendere nei rapporti contrattuali con la banca.
Va perಠprecisato che l’erogazione della somma avverrà solo quando le condizioni delle casse pubbliche consentiranno tale pagamento senza mettere a repentaglio il patto di stabilità interno, e sempre che non sussistano debiti fiscali insoluti.
Infatti, in caso di pagamenti superiori a diecimila euro l’ente erogatore ètenuto ad informare l’Agenzia delle Entrate, e qualora questa risponda che il contribuente ha debiti insoddisfatti, l’importo del pagamento èincamerato dalla stessa Agenzia.