Storytalia era una bella idea sulla carta ma nella pratica non èriuscita mai a decollare. Aveva il sostegno istituzionale ma poi sul web non ha mai trovato la visibilità sperata. Il sito di e-commerce èstato lanciato un anno fa e dopo 12 mesi chiude i battenti. Che insegnamento possiamo trarne?
Pi๠di una volta ci siamo soffermati sull’importanza di dare respiro alla propria azienda investendo nel commercio elettronico ma i dati parlano chiaro: non tutti i tipi di prodotti e non tutti i sistemi di vendita hanno lo stesso appeal sui consumatori e acquirenti digitali. Storytalia ha avuto la peggio e pur essendo un’ottima idea sulla carta non èriuscita nel suo intento, cioènon èriuscita a far conoscere e vendere i prodotti dell’eccellenza del made in Italy di nicchia.
Paolo Zegna, uno dei principali promotori del progetto spiega che Storytalia non ha risposto alle esigenze del pubblico digitale:
Il pubblico cerca i grandi marchi e gli sconti. Non avendo nè gli uni nè gli altri, non siamo riusciti a raggiungere un numero sufficiente di clienti e abbiamo preso la decisione di porre fine a Storytalia. Senza contare che ci sono stati anche dei problemi di coordinamento nell’offerta.
Avevano aderito al progetto, per esempio, il marchio di camicie Bagutta, i brand di maglieria Annapurna e Zanone, i marchi di calzature Doucal’s e Fratelli Rossetti o Herno con i suoi piumini. Pur avvalendosi di sostegni importanti, come quello dell’associazione degli industriali Confindustria, del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’agenzia per il commercio estero ICE, il sito non èmai riuscito a ritagliarsi una vera visibilità , per di pi๠presentandosi con un design poco innovativo.