Sulla questione del microcredito alle imprese e del fondo che sarebbe stato istituito soltanto grazie al e dal Movimento Cinque Stelle, c’èmolta demagogia. Ecco come stanno veramente le cose e come si puಠcontribuire al risanamento del tessuto industriale nostrano. Tutto èiniziato per via di foto e tweet che i parlamentari pentastellati hanno postato in relazione al fondo per il credito alle microimprese. I parlamentari del M5S hanno fatto notare come la decurtazione dei loro stipendi di Camera e Senato siano confluiti per un totale di 10 milioni di euro, nelle casse di questo fondo.
>Â Progetto microcredito imprese femminili
I 10 milioni sono senz’altro un’iniziativa lodevole ma il fondo, si legge, conta ben 40 milioni di euro. Chi ha messo gli altri soldi? Come crescerà negli anni l’iniziativa. La risposta alla prima domanda ècontenuta nel Testo Unico Bancario che èstato usato per il decreto n. 176 del MEF del 17 ottobre 2014 e per il decreto MISE del 24 dicembre 2014.
In questi documenti si precisa che:
una quota pari al 5 percento delle risorse disponibili per la concessione di garanzie del Fondo alla data del 1° gennaio di ogni anno, fino a un importo annuo massimo di euro 30.000.000,00. La predetta quota e l’importo annuo massimo delle risorse disponibili sono aggiornate, con cadenza biennale, con provvedimento del Ministero dello sviluppo economico, sentito l’Ente nazionale per il microcredito, tenuto conto dell’andamento del mercato e delle garanzie rilasciate.
Tutti i parlamentari, anche di altri gruppi potranno contribuire a maggiorare il fondo. Ogni richiedente potrà ottenere un prestito base di 25mila euro, una somma che puಠraggiungere i 35mila ma con un’erogazione frazionata.
Possono chiedere l’accesso al microcredito coloro che possiedono la partita IVA da pi๠di 5 anni o ha un numero di dipendenti/collaboratori superiore a cinque.