La situazione èsempre uguale, non appena finiscono i soldi per un progetto che incentiva le assunzioni, finiscono anche le assunzioni. La storia si ripete e come al solito siamo di fronte ad una politica del lavoro poco lungimirante.Â
Il dato peggiorativo rispetto alle assunzioni a tempo indeterminato ètriste e incontrovertibile. Repubblica.it spiega nell’introduzione al suo articolo sull’argomento tutti i termini della questione:
Nel primo mese dell’anno le assunzioni stabili sono state 107mila, in netto calo rispetto al gennaio 2015 quando partirono le decontribuzioni a pieno regime. Peggiora, pur restando in positivo, anche il saldo mensile tra attivazioni e cessazioni di contratti indeterminati: 38mila nel 2016, erano 90mila nel 2015
àˆ vero che le assunzioni sono diminuite ma èanche vero che non sono aumentati i licenziamenti. Continua sempre Repubblica:
nel primo mese dell’anno le aperture di contratti a tempo indeterminato sono state poco meno di 107mila, in calo del 39,5% rispetto a quanto registrato nel gennaio 2015. Da quest’anno, infatti, la decontribuzione èstata ridotta al 40% con la nuova legge di Stabilità , e la sua durata èstata tagliata da tre a due anni. Le assunzioni ne hanno risentito anche nel complesso: considerando anche contratti a termine e apprendisti, i nuovi rapporti di lavoro sono stati 406mila e sono calati di circa un quarto rispetto al gennaio 2015.
Il problema italiano èche alla fine dei soldi si trova sempre il baratro delle idee che rendano sostenibile una politica lavorativa negli anni. L’ideale non èsoltanto foraggiare le imprese che assumono e che prediligono giovani e donne, ma fare in modo che l’oggetto della loro impresa sia richiesto dal mercato, cosଠda foraggiare con un’assunzione, tutta l’idea imprenditoriale. Un aiuto di secondo livello che spesso ètroppo trascurato.