L’Italia guarda al mercato estero e lo fa con lucidità in ottica business. Il paese si sta internazionalizzando soprattutto grazie alle imprese alla ricerca di nuovi spazi. Gli esportatori non sono mai stati cosଠtanti. A raccontare questo scenario ci ha pensato Confesercenti.
Cresce l’internazionalizzazione dell’economia italiana nel 2015, con un aumento delle esportazioni di beni e servizi del 4,3%. Questo èil primo dato percentuale che rende conto di quel che èsuccesso nell’ultimo triennio. Negli ultimi tre anni la quota sull’export mondiale si èassestata intorno al 2,8% favorita dalla vivacità della domanda di beni di consumo per la persona e per la casa. Ma quali imprese esportano i loro prodotti all’estero?
Il vero motore di tutto ciಠsono le piccole e medie imprese che realizzano quasi la metà dei prodotti portati all’estero. àˆâ€™ quanto evidenzia il Rapporto ICE 2015-2016 sull’Italia nell’economia internazionale.
I segni di ripresa dell’economia, spiega il rapporto, sono evidenti:
gli esportatori sono cresciuti nel 2015, raggiungendo il numero record di oltre 214.000 operatori, èsalito il valore medio delle esportazioni per impresa, che ha sfiorato 1,9 milioni di euro, e la media di mercati esteri per azienda ha raggiunto quota 5,85. Nel 2015 la forte accelerazione delle importazioni di beni e servizi (+6%) non ha impedito al surplus della bilancia commerciale di ampliarsi ulteriormente, raggiungendo il 2,2%, grazie al forte calo delle materie prime importate e all’accelerazione delle esportazioni (+4,3%), favorita dal deprezzamento dell’euro.
I dati sul primo trimestre del 2016, pur confermando la tendenza all’aumento del surplus corrente, mostrano un rallentamento degli scambi, con l’import in calo dell’1,2% e l’export sceso dello 0,4%. In questo scenario, sottolinea il rapporto, hanno giocato un ruolo fondamentale le politiche di sostegno all’internazionalizzazione promosse dall’Agenzia ICE che nel 2015 ha aumentato i suoi investimenti passando da 65 a 110 milioni.