Innanzitutto, essa deve contenere la data di emissione e il numero. Ogni fattura, infatti, deve essere numerata progressivamente per anno solare; èanche ammesso detenere distinte numerazioni, quando ve ne sia l’esigenza.
Per esempio, ipotizziamo una società con due filiali in due città diverse: èvidente che per motivi pratici sarebbe troppo complesso ricondurre le fatture di entrambi ad una stessa numerazione. Percià², sarà bene adottare due numerazioni diverse, da contraddistinguere magari aggiungendo una lettera. Per cui, la prima filiale numererà le sue fatture 1/A, 2/A, 3/A eccetera, mentre la seconda le chiamerà 1/B, 2/B, 3/B e cosଠvia.
La fattura deve poi contenere alcuni dati riferiti al cedente: nome e cognome o ditta, se persona fisica, oppure denominazione sociale se èuna società o un ente diverso; l’indirizzo; il numero di partita IVA.
Per quanto riguarda l’indirizzo la legge non dà indicazioni particolari: perciಠèpossibile indicare la residenza, la sede legale o quella operativa, la filiale di riferimento. Non guasta, comunque, indicare tutti questi luoghi, per ogni cautela.
Le indicazioni successive riguardano invece il cessionario: nome e cognome o ditta o denominazione sociale e indirizzo. Non occorre indicare la Partita IVA, di cui d’altronde il cliente potrebbe essere sprovvisto.
Nè per il cedente nè per il cessionario èrichiesto di indicare il codice fiscale, anche se èun’informazione che comunque puಠritornare utile e dunque consigliabile.
Occorre poi indicare la natura dell’operazione, specificando le caratteristiche del servizio offerto o la quantità e qualità dei beni ceduti. Quest’indicazione puಠessere espressa in maniera molto sintetica, ma in ogni modo èindispensabile fare in modo che un ipotetico terzo sia messo in grado di afferrare in cosa sia consistita l’operazione.