Tuttavia, anche chi èpresente sui social network commette degli errori. Quello pi๠comune èpensare che basta esserci, mentre invece quello che conta davvero èinvestirci attraverso risorse e persone. Per avere un tornaconto bisogna infatti curare i contenuti e interagire con gli utenti.
Per farlo ènecessario utilizzare strumenti semplici e veloci, in quanto il rischio di realizzare un effetto controproducente èpiuttosto alto. Si pensi ad esempio a quanto capitato di recente a McDonald’s, che ha chiesto su Twitter ai suoi followers di raccontare le loro #mcstories. Il risultato èstato una valanga di lamentele su cibo, igiene e personale. Qualcosa di simile èsuccesso anche a Groupalia Italia, che durante i giorni del sisma in Emilia Romagna, sempre su Twitter, ha scritto: “Paura del terremoto? Molliamo tutto e scappiamo a Santo Domingo”, con tanto di link al coupon del viaggio. Inevitabili le proteste e gli insulti. I contenuti, dunque, devono essere curati bene e non devono far spazientire gli utenti: un link che non funziona o un catalogo online difficile da sfogliare èsufficiente a non far pi๠tornare l’utente sul sito.
Altro errore molto comune èmantenere separato l’online dall’offline, soprattutto se si tratta di e-commerce. Molte persone, infatti vedono un prodotto online e si recano al negozio per acquistarlo di persona, altre invece lo vedono in un negozio e lo acquistano online per farselo recapitare direttamente a casa. E’ necessario quindi creare un ponte tra il web e il negozio, molto spesso per farlo èsufficiente un servizio di geolocalizzazione accessibile dalle pagine online.
Ma cosa fare se nonostante tutte le dovute attenzioni finiscono sul web dei contenuti sbagliati? Secondo gli esperti cercare di fermare il passaparola molto spesso ècontroproducente, pertanto puಠessere utile scusarsi e aspettare che la bufera passi, anche se non èdetto che questo riesca a far dimenticare.