Si avvicina il momento di completare la dichiarazione dei redditi e ogni contribuente èalle prese con la scelta della destinazione di 8, 5 e 2 per mille. Un’inchiesta dell’Espresso svela che fine fa l’8 per mille ma quello che pi๠interessa sono le differenze tra questi strumenti.Â
In pratica al momento della dichiarazione dei redditi, i contribuenti, possono scegliere se e a chi destinare una quota della loro dichiarazione. Al 5 e all’8 per mille, già conosciuti da anni, si èaggiunto anche il 2 per mille. Un’inchiesta molto interessante dell’Espresso, informa sull’uso dell’8 per mille poi, in un’utile specchietto riassuntivo, si propone la distinzione tra questi strumenti, distinzione che riportiamo di seguito.
8 per mille Il meccanismo èstato introdotto nel 1985 e indica una quota, appunto l’otto per mille del gettito fiscale Irpef, che si puಠdestinare a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a destinazioni di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose. Nel caso di mancata indicazione la quota, anche di chi non ha fatto la scelta, viene comunque ripartita fra i soggetti che ne possono beneficiare. La ripartizione avviene in proporzione in base alle scelte fatte dai contribuenti negli anni precedenti.
5 per mille àˆ la quota delle imposte sul reddito che si puಠdestinare a enti di ricerca, non profit, attività socialmente utili, volontariato, centri sportivi, enti che tutelano arte e paesaggio o anche un comune o ente locale. La scelta avviene firmando nel riquadro corrispondente alla finalità cui si intende destinare la quota indicando il codice fiscale dell’ente scelto tra quelli presenti sul sito delle Agenzie delle entrate.
2 per mille Dal 2014 a queste due opzioni se ne èaggiunta una terza: ogni contribuente puಠdestinare il due per mille della propria quota Irpef a favore di un partito politico tra quelli iscritti nella seconda sezione del Registro dei partiti politici, che possono accedere ai benefici previsti dal Dl 149/2013 sull’abolizione del finanziamento pubblico diretto.