Il panorama economico italiano èmolto variegato per cui si va da un settore in grande ripresa come quello delle ristorazione, al settore delle costruzioni che accumula pi๠del 40% delle sofferenze delle imprese tricolore. E si arriva presto al commercio al dettaglio che sta vivendo un momento di declino.Â
I dati riportati da Confesercenti, che tengono conto dalle statistiche sulle vendite al dettaglio, prodotte dall’ISTAT, raccontando in un paese preoccupato e preoccupante. Una nota l’Ufficio Studi economici di Confesercenti spiega che
“I dati diffusi dall’Istat sono preoccupanti: se nel corso degli ultimi mesi le vendite al dettaglio hanno continuato a registrare una tendenza alla stabilizzazione, a luglio assistiamo ad una vera e propria battuta d’arresto, in particolare dei beni non alimentari. E’ significativo, inoltre, il calo in volume rispetto a luglio 2015 (-0,8%). Le variazioni negative pi๠preoccupanti riguardano il -4,6% del comparto Cartoleria, libri, riviste e giornali, il -2.3% degli Elettrodomestici, radio e registratori il – 0.4 e – 0.2 rispettivamente delle calzature e dell’abbigliamento“.
Adesso le speranze sono riposte nella prossima legge di Stabilità che potrebbe portare un’inversione di tendenza riguardo i consumi. Di fatto, al momento, la situazione non èper nulla rassicurante. Continua infatti Confesercenti:
La possibilità di un rallentamento dei consumi nella seconda parte dell’anno sembra, dunque, confermata: la frenata si concentra, in particolare, sul comparto dei beni durevoli e semidurevoli, confermando il clima di incertezza delle famiglie e delle imprese italiane. Una crisi dei consumi che dal 2012 ad oggi, ha ‘bruciato’ 96mila imprese del commercio al dettaglio, con una perdita particolarmente drammatica per le imprese del commercio al dettaglio moda, che nello stesso periodo sono calate di 9.518 unità (-7%). Mentre ad agosto di quest’anno si contano 5.200 esercizi di vicinato in meno rispetto ad agosto 2015. Da questo scenario emerge, inoltre, che la GDO registra nei primi sette mesi dell’anno una crescita del valore delle vendite di 0,9%, mentre le imprese operanti su piccole superfici un calo di -0,2% ed i negozi fino a 5 addetti addirittura un calo dell’1,3%: se continua la dinamica negativa, stimiamo, a fine 2016, una grave perdita di fatturato per il piccolo commercio. Prosegue, dunque, da un lato la drammatica erosione degli spazi di mercato dei piccoli esercizi di vicinato, dall’altro la spesa delle famiglie italiane non riparte in modo netto, assorbita da altre voci, le cosiddette “spese obbligate†(bollette, ecc.) e di alcuni servizi i cui prezzi crescono pi๠di quelli dei beni e la cui domanda da parte delle famiglie à¨, invece, in crescitaâ€.