Si fanno i conti con una stagione turistica che non èandata come ci si aspettava, con tante defaillance e tante partenze intelligenti (all’estero), dove si risparmia e si ottengono migliori e maggiori servizi rispetto all’Italia. Questo èil senso comune, lo steso che alimenta la paura per la situazione del Paese.Â
Confesercenti, sui dati Istat relativi alla fiducia di consumatori e imprese ad agosto, spiega quanto segue. E non c’èda star tranquilli a guardare.
Il riflesso sui consumi ègià evidente: l’intenzione di acquistare beni durevoli si èpraticamente arenata. Una situazione che non puಠnon incidere sulle imprese del mercato interno, in particolare del commercio al dettaglio. Che vedono peggiorare il clima sia nel commercio tradizionale (che cala da 102.5 a 101.1) che nella grande distribuzione (da 101 a 95). A incidere èanche l’esito deludente dei saldi estivi, che non hanno avuto l’andamento sperato. Con l’eccezione di alcune zone turistiche – dove il flusso di visitatori, in particolare stranieri, ha permesso di portare qualche lieve incremento – le vendite di fine stagione del 2016 sono infatti rimaste in linea con quelle dello scorso anno. Anzi, in alcuni casi – come a Roma e in Sardegna – hanno segnato anche cali consistenti del venduto, con picchi fino al 20% in meno. Uno stallo grave, soprattutto se si considera che negli ultimi 5 anni la spesa in abbigliamento delle famiglie ècrollata di ben 12 miliardi.
Per uscire dall’impasse serve un’operazione di recupero della fiducia, da avviare già con la prossima legge di stabilità , a partire da un prolungamento degli interventi volti a favorire la nuova occupazione e da una riduzione fiscale strutturale che rimetta in tasca agli italiani un po’ di soldi. Occorre un cambiamento, perà², anche nell’impostazione della politica economica europea, che ha inciso sui mercati interni e non sembra essere in grado, allo stato attuale, di dare maggiori certezze sul futuro.