E i risultati, in verità , non appaiono poi cosଠdisastrosi come sarebbe stato facile immaginare. Infatti, si registra una spesa complessiva pari a 29,9 miliardi di euro, ossia quasi il 2% in pi๠rispetto al primo semestre del 2008.
Si nota, in generale, una tendenza fra i cittadini a non ridimensionare la borsa della spesa, cercando cioèdi comprare la stessa quantità di prodotti tentando tuttavia di non spendere troppo. Per questo motivo, vediamo crescere notevolmente il volume d’affari delle catene di hard discount (+7,4%), ma anche iper e supermercati non possono lamentarsi troppo.
Si nota, fra l’altro, come gli acquisti di marche “minori†convenzionate con le varie catene di grande distribuzione sono aumentati di circa il 15%: in altre parole, l’italiano medio tende oggi a comprare pi๠facilmente di un tempo la pastasciutta targata Coop oppure il detersivo con il marchio Auchan piuttosto che le pi๠blasonate (e costose) Barilla o Dixan.
Cosଠcome in generale cresce l’interesse verso offerte e sconti di ogni genere: si calcola che addirittura un acquisto su quattro benefici di qualche forma di promozione.
Cadono invece gli acquisti presso i negozi di vicinato: ma queste tendenze, in realtà , sono costanti da anni ed èdifficile individuare quanto la crisi vi possa aver influito.
Infine, due curiosità nel settore alimentare: nel periodo considerato, il prodotto che ha visto crescere maggiormente le vendite èla mozzarella di bufala (+19%), mentre la flessione pi๠grave ha investito il formaggio grattugiato (-12,4%).