Nel mese di febbraio 2010, infatti, il livello complessivo delle spese delle famiglie èsଠsalito dell’1,4% rispetto al febbraio 2009 (il punto peggiore della crisi), ma èpur sempre inferiore dello 0,5% rispetto al gennaio scorso, a sua volta inferiore dello 0,3% rispetto al dicembre 2009.
Il sistema, dunque, mostra ancora tutta la sua fragilità , sebbene i risultati vadano differenziati nei singoli comparti di spesa.
Sorprende notare come alcuni settori normalmente pi๠forti rispetto ad altri stiano pagando in misura rilevante la difficile situazione in corso. Se consideriamo i dodici mesi inclusi fra il febbraio 2009 e il febbraio 2010, infatti, scopriamo che alimentari, bevande e tabacchi scontano un calo congiunturale molto rilevante (-2,5%), ma non sorridono nemmeno abbigliamento e calzature (-1,5%). Possono anzi ritenersi soddisfatti i prodotti casalinghi, la cui variazione congiunturale èpari a zero.
Non dovunque, tuttavia, la recessione miete vittime. Alcuni comparti, come la telefonia e l’elettronica, guadagnano lentamente terreno; ma il settore che pare non aver sofferto affatto la crisi èquello dei trasporti, con un poderoso +14,2%.
In tutti i casi, un potere d’acquisto progressivamente eroso, unito alle perduranti incertezze verso il futuro, spinge le famiglie italiane a risparmiare il pi๠possibile togliendo dal carrello della spesa non solo i lussi ma anche le spese essenziali.