Una prima ipotesi, cui abbiamo accennato indirettamente nell’articolo precedente, èquella di spostare la responsabilità dell’accaduto dalle azioni del singolo medico ad una pi๠generale colpa complessiva dell’organizzazione sanitaria (procedure errate, strumentazioni inadatte, orari di lavoro massacranti ecc.).
Un’altra possibilità , a cui ormai ricorrono tutti i medici e le stesse strutture sanitarie, èquella di stipulare un contratto di assicurazione. La soluzione mette solitamente (anche se non sempre) al riparo delle richieste dei pazienti, ma comporta anche un costo non indifferente che pesa sulle proprie tasche (dai 1.000 euro all’anno in su, fino anche a 10.000).
C’ poi un’ultima strada, cui ammette di ricorrere addirittura il 78% degli operatori sanitari: il ricorso alla cosiddetta “medicina difensivaâ€. I dottori, cioà¨, cercano di prevenire ogni ipotesi di risarcimento preparandosi a dimostrare di aver seguito scrupolosamente ogni sistema per evitare il danno.
Ecco quindi, esami a non finire e medicinali prescritti a pazienti sani come pesci, proprio al fine di evitare brutte sorprese; ed ecco, soprattutto, il massiccio ricorso al parto cesareo, largamente oltre gli standard richiesti dall’OMS (38% del totale dei parti, contro il 15% raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ).
Per chiudere la panoramica sulla questione, uno sguardo ai settori medici dove maggiormente si concentrano le richieste di risarcimento: primeggia ortopedia con il 17,5% dei casi, seguita da oncologia, ginecologia & ostetricia e chirurgia generale.
Fonte: Il Sole 24 Ore