Del resto èdifficile prevedere che postare su Facebook le foto dell’ultima vacanza oppure parlare su Twitter della nuova macchina acquistata recentemente possa dare il via a controlli da parte dell’amministrazione finanziaria, ma a quanto pare èproprio cosà¬.
In base a questo orientamento, quindi, nelle cosiddette fonti aperte della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate rientrerebbero anche i social network e in particolar modo le numerose informazioni che milioni di utenti lasciano sui propri profili.
Quando si parla di fonti aperte si intende soprattutto un input da cui far partire una verifica. Nella circolare 1/2008 della Guardia di Finanza, in particolare, in relazione all’attività di intelligence, si spiega che dovrà essere compiuta una sistematica ricognizione di tutte le fonti aperte che riguardano il contesto territoriale al fine di selezionare gli accadimenti di maggiore interesse economico-fiscale.
In Italia, tuttavia, i social network sono ancora prevalentemente usati come mezzi di informazione al servizio dei contribuenti, una pratica che l’Ocse sta cercando di rafforzare mediante la creazione di un progetto, ancora in fase embrionale, che ha come scopo principale la creazione di canali di contatto tra l’amministrazione finanziaria e gli utenti, in modo tale da andare a creare forme di assistenza collaborativa. A tal fine èstato creato un apposito gruppo di ricerca che redigerà il primo rapporto entro la fine del prossimo anno.
Ma se in Italia i social network vengono utilizzati soprattutto come mezzo di informazione per raggiungere i contribuenti, in altre parti del mondo la decisione dell’amministrazione finanziaria di sfruttare questi nuovi e potenti mezzi sociali a danno degli evasori ha già dato i suoi frutti. E’ il caso del Belgio, dove grazie ad alcune foto pubblicate su Facebook sono state rafforzate le prove di evasione a carico di un soggetto.