Il fenomeno èdiffuso tanto fra le imprese di dimensioni minime quanto nelle società multinazionali, e puಠessere attuata sia utilizzando software appositi che tramite i tradizionalissimi appunti manuali, magari celati nel cassetto di casa.
Ma la cronaca giudiziaria narra anche di amici compiacenti coinvolti nel ruolo di depositari, o addirittura di posticce pareti in cartongesso dietro cui nascondere gli scheletri pi๠imbarazzanti.
In pratica, ciಠavviene quando l’imprenditore non vuole che determinati eventi figurino nei registri contabili oppure nel bilancio o nelle dichiarazioni fiscali. Ma trovandosi nella necessità di doverne comunque tenere memoria per scopi personali, viene istituita una contabilità parallela, che di fatto finisce per essere pi๠veritiera di quella ufficiale.
Quando, durante un controllo della Guardia di Finanza negli uffici di un’impresa, emerge una contabilità nera, anche riferita a pochissime operazioni, èvidente che qualcosa non quadra e che l’azienda èmeritevole di analisi molto approfondite.
L’esempio pi๠classico, e diffusissimo a livello di piccole imprese, èquello del quaderno in cui annotare il totale delle vendite, a fronte di pochissimi scontrini emessi ufficialmente. In questo senso, il problema èquasi inesistente nelle imprese di grandi dimensioni, i cui clienti sono solitamente altre imprese, e che dunque sono pressochè costrette a fatturare tutto il dovuto.
Tuttavia, la presenza di una contabilità parallela non dipende necessariamente dalla volontà di frodare il Fisco. Nelle società maggiori, infatti, la finalità èsolitamente quella di far apparire l’azienda in buona salute mascherando i debiti, per evitare la sfiducia dei soci nei confronti degli amministratori, o, peggio ancora, la dichiarazione di fallimento.