L’analisi pubblicata alcuni giorni dal quotidiano “Il Sole 24 Oreâ€, perà², dimostra il fenomeno partendo da un inedito punto di vista, e cioèil livello dei consumi nel nostro Paese: emerge che, mediamente, gli italiani spendono il 19% in pi๠di quello che teoricamente potrebbero in base ai redditi da loro dichiarati.
Naturalmente il dato non va preso alla lettera, perchè i soldi che alimentano i consumi non derivano solo dal reddito ma anche da indebitamenti e risparmi; cosଠcome va ricordato che parte dei redditi, per legge, non sono dichiarati, per il semplice fatto che sono tassati a parte o esenti da tassazione. E tuttavia, anche provando a eliminare l’effetto stimato di queste altre componenti, il risultato ècomunque significativo.
Ancora pi๠significativa èpoi la differenza fra un’area e l’altra del Paese. Emerge, infatti, che mediamente la differenza fra consumi e reddito èmolto elevata nelle aree pi๠povere, mentre èpiuttosto contenuta in quelle pi๠ricche. La classifica èinfatti guidata dalla Calabria, con una differenza addirittura del 48,3%, e in alta posizione troviamo anche Sicilia, Campania e Puglia. Dal lato opposto, la Lombardia (5,8%), preceduta da Piemonte e Friuli Venezia Giulia.
Ma questi dati non vanno presi semplicisticamente: basti dire, infatti, che il secondo posto èoccupato a sorpresa dalla Valle d’Aosta, con un notevole 39,9%, in cui comunque influiscono anche fattori locali come gli incentivi regionali per l’acquisto della casa.
In ogni caso, non c’ Regione in cui, di molto o di poco, non emerga questa preoccupante forbice fra il reddito dichiarato e l’effettivo potere d’acquisto.