Il primo èquello che proviene direttamente dalle tasche dei soci oppure gli utili generati dall’attività e non distribuiti come dividendi; il secondo puಠderivare da una grande pluralità di origini (banche e altri intermediari finanziari, obbligazionisti, fornitori che concedono dilazioni di pagamento ecc.) e che comunque sono accomunate dalla presenza di altri soggetti che dovranno essere rimborsati a scadenze definite e che solitamente andranno remunerati sulla base di un tasso d’interesse concordato.
Ebbene, nella sua vita l’impresa non puಠsperare di ricorrere indifferentemente ad una soluzione piuttosto che all’altra. A parità di condizioni, infatti, le condizioni di accesso al credito (soprattutto bancario) possono variare molto, con conseguente necessità di ricorrere di pi๠o di meno al capitale proprio.
Fermo restando che ogni impresa ha la sua storia e le sue caratteristiche, alcuni esperti hanno ipotizzato uno schema-tipo che, nei suoi tratti essenziali, si ripete nella vita di ciascuna azienda. Lo schema in questione ripercorre le tipiche fasi dell’esistenza dell’impresa e le connesse soluzioni ai problemi finanziari che ne derivano.
In sintesi, ogni azienda passa attraverso quattro fasi fondamentali: avvio, crescita, maturità e declino; molte aziende, a dire il vero, non sopravvivono nemmeno alla prima di queste tappe, mentre altre impiegano centinaia di anni prima di chiudere i battenti.
La fase di avvio, dunque, ècerto la pi๠delicata in assoluto, e presenta una serie di problemi finanziari congiunti che rendono la sua posizione particolarmente fragile.