Innanzitutto, viene tagliato del 10% lo stipendio di ministri e sottosegretari; il taglio, perà², non èpoderoso come potrebbe apparire a prima vista, giacchè si applica soltanto sugli importi che su base annuale superano la soglia di ottantamila euro.
Altri tagli (stavolta sul 10% “pienoâ€, calcolato rispetto ai valori del 2009) vengono apportati ai compensi per i componenti di numerosi organi: CSM, CNEL, TAR Sicilia eccetera. La mannaia calata sui manager degli enti pubblici sarà invece analizzata in un articolo a parte.
Il Governo non poteva poi intervenire direttamente sui costi del Parlamento, della Corte Costituzionale e del Quirinale (organi autonomi), cosଠsi ètrovata una via traversa per ridurne i costi: le eventuali spese per la cassa integrazione dei rispettivi dipendenti ricadranno sulle amministrazioni interessate e non pi๠sul Governo. In ogni caso, la manovra invita fra le righe (ma non troppo) anche questi enti a darsi spontaneamente una regolata.
E le spese della politica? àˆ stabilito che il gettone di presenza non possa mai superare i 30 euro a seduta; ma, soprattutto, èstato imposto un giro di vite sui rimborsi elettorali ai partiti.
Per ogni parlamentare eletto sarà riconosciuto non pi๠un euro bensଠ80 centesimi moltiplicati per il numero degli abitanti nelle singole circoscrizioni elettorali. Inoltre, il contributo continuerà , come adesso, ad essere attribuito per ogni anno di legislatura, ma se questa s’interrompesse prematuramente, anche il rimborso cesserebbe automaticamente (in origine era previsto in tutti i casi per l’intero quinquennio). Tutto questo, comunque, a partire dalla prossima legislatura.