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Italia quinta in Europa per pressione fiscale

In questi giorni ha destato un certo scalpore (e scatenato numerose reazioni soprattutto in ambito politico) la pubblicazione dei risultati dell’ultima ricerca messa a punto dall’ ISTAT in tema tributario.
Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, nel corso del 2009 l’Italia ha guadagnato posizioni in una ben triste classifica: quella della pressione fiscale, data dal rapporto fra l’ammontare del gettito tributario e il prodotto interno lordo; da settimi che eravamo nel 2008 fra i ventisette Paesi membri dell’Unione Europea, abbiamo ormai raggiunto il quinto posto (ex-aequo con la Francia).


In altre parole, il rapporto èsalito dal precedente 42,9% all’attuale 43,2%: posizione minore soltanto rispetto ai valori registrati in Belgio, Austria, Danimarca e Svezia; al capo opposto troviamo, invece, la Lettonia, con un modesto 26,5%. Sotto il 30% si classificano anche Romania, Slovacchia, Irlanda e Lituania.
Ma, tornando all’Italia, da cosa dipende questo peggioramento rispetto all’anno precedente? Il dato coglie di sorpresa soprattutto se si considera che nel 2009 vi èstata in realtà  una riduzione del gettito fiscale in termini assoluti: i proventi dell’IVA sono caduti del 6,7% rispetto al 2008, l’IRAP èsceso del 13%, l’IRES addirittura del 23,1%.
In compenso, èleggermente cresciuta l’IRPEF e, soprattutto, vanno considerati gli effetti di un tributo straordinario quale lo scudo fiscale (i cui effetti si riverbereranno anche nel periodo d’imposta 2010).


La riduzione complessiva del gettito fiscale, tuttavia, risulta proporzionalmente inferiore rispetto alla contemporanea diminuzione del denominatore del rapporto descritto, cioèil prodotto interno lordo; quella, cioà¨, che tecnicamente viene definita “recessione”.
In ogni caso, va precisato come la pressione fiscale non sia mai stata cosଠalta da che sono state avviate tali rilevazioni statistiche: il record precedente, quello del 1997 (l’anno della famigerata “Eurotassa”), si attestava al 43,1%.