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Liberalizzazioni fra passi avanti e marce indietro (II)

Le liberalizzazioni nell’ambito farmaceutico, invece, sono oggetto di diverse discussioni. Le “lenzuolate” avevano stabilito la libera cessione dei farmaci da banco (quelli, per intenderci, per cui non occorre la ricetta medica) anche al di fuori delle farmacie tradizionali, purchè la vendita al pubblico sia curata da un laureato in scienze farmaceutiche. In due anni sono sorte in tutta Italia circa duemila parafarmacie, molte all’interno dei grandi ipermercati.

Da un lato si registra l’offensiva dei farmacisti tradizionali, che vorrebbero una limitazione nelle aperture di nuove parafarmacie, dalle quali arriva in effetti una concorrenza piuttosto aggressiva. Dall’altro lato, invece, gli ultra-liberalizzatori propongono un’estensione dei medicinali commerciabili in questi punti-vendita e la soppressione dell’obbligo della presenza di un laureato.


In Parlamento si sta studiando la questione, ma va registrata l’importante presa di posizione del ministro Claudio Scajola, che ha affermato di essere “assolutamente contrario alla proposta parlamentare che annulla la liberalizzazione dei farmaci da banco”.
Una certa discussione e richieste di fare marcia indietro anche nel settore assicurativo. Le norme di Bersani prevedono ad esempio il diritto per l’assicurato di recedere nelle polizze del ramo danni dopo un anno dalla stipula, rispetto al decennio precedente: le società  del settore chiedono di riportare il limite ad almeno cinque anni.


Ma soprattutto, èstata vietata la clausola contrattuale che impone agli operatori di stringere accordi in esclusiva con una sola società  assicuratrice: nell’ultimo biennio circa il 16% degli operatori del settore ne hanno approfittato per divenire plurimandatari, ma allo stesso tempo l’Autorità  Antitrust ha valutato un incremento dei costi di distribuzione dei servizi presso i consumatori, e ci sono in giacenza proposte di legge per ripristinare il divieto.