E valori non troppo minori, d’altronde, si registrano anche nelle altre Regioni settentrionali, per non parlare, ovviamente, del caso-limite di Prato, in Toscana, dove quasi la metà delle imprese ècinese.
Esiste perಠun’interessante differenza fra le due principali Regioni del Nord. In Lombardia, infatti, la gran parte delle ditte condotte da cinesi sono localizzate nel capoluogo, Milano, e concentrate per lo pi๠in una stessa area, quella di Via Paolo Sarpi, la pi๠famosa “chinatown†italiana. In Veneto, invece, gli imprenditori con gli occhi a mandorla sono sparpagliati capillarmente in tutto il territorio regionale, senza particolari preferenze, dalle città principali ai paesi minori.
Il primo ramo di attività èil commercio, soprattutto di abiti, calzature e alimentari, ma stanno facendosi largo anche le botteghe di estetisti e parrucchieri; e non mancano imprese edili o sugherifici, a riprova che l’antica immagine dei cinesi impegnati solamente nei loro ristoranti èormai superata.
Un fenomeno nuovo e in ascesa, inoltre, èl’acquisto da parte dei cinesi di aziende italiane decadenti: gli asiatici comprano, ristrutturano e riescono a rilanciare perfino ditte che apparivano in crisi irreversibile.
Infine, va notato un ultimo e impressionante dato: a Milano sono nate oltre cento ditte cinesi negli ultimi due mesi, pari ad un quinto del totale registrato nel medesimo periodo. Numeri che dimostrano in maniera inequivocabile quanto l’Italia sia oggi un autentico Eldorado per gli immigrati cinesi, decisamente animati da un indomabile spirito imprenditoriale.