àˆ bene premettere che, come regola di base, se gli aspiranti associati hanno fra loro un buon rapporto personale, i vantaggi si potenziano e gli svantaggi si affievoliscono; se invece costoro si conoscono a malapena, il discorso diventa molto diverso. Puಠessere un guaio anche frequentarsi solamente nella vita privata ed essere sostanzialmente sconosciuti dal punto di vista professionale: l’ottimo amico del calcetto puಠrivelarsi un disastroso compagno d’ufficio.
I “pro†sono stati in buona parte descritti nell’articolo precedente: condivisione delle spese, allargamento della clientela, integrazione di conoscenze differenti. Riprendendo quest’ultimo punto, puಠessere utile notare che gli studi associati favoriscono la specializzazione: un avvocato esperto di diritto di famiglia puಠconcentrarsi soltanto sulle cause di sua competenza, mentre sarà l’associato tributarista a seguire i contenziosi con il Fisco. Solitamente l’esperto in un ramo guadagna fama e clienti in dimensioni superiori rispetto al professionista generico.
Esiste, perà², anche una serie di “contro†che sarebbe sciagurato sottovalutare. Innanzitutto, non sempre ripartire le spese ècosଠfacile: salvo accordi preliminari chiari, dettagliati e condivisi, ognuno tenderà ad utilizzare parametri di proprio comodo per la suddivisione.
àˆ poi da valutare la disponibilità di ognuno di dare una mano ai colleghi quando questi ne avessero bisogno; e, pi๠in generale, sarà bene specificare con chiarezza “chi†deve fare “cosaâ€.
Infine, se un associato risulta molto pi๠conosciuto degli altri, lo studio si legherà indissolubilmente a lui; e se poi costui andasse in pensione o si mettesse in proprio, gli altri sarebbero rovinati.