Quale università scegliere tra le tante a disposizione nel nostro Paese? Purtroppo abbiamo goduto di troppa fama negli anni passati rispetto alla qualità dell’insegnamento tricolore. Adesso dobbiamo renderci conto che l’Università italiana non èpoi cosଠ“mitica” come si puಠpensare.Â
Nella classifica realizzata da un osservatorio di Shangai il primo ateneo italiano èquello de La Sapienza. Il risultato che fa sorridere la prima università romanda – e non solo – èstato sintetizzato cosଠda Repubblica.it
La Sapienza si conferma la migliore università italiana nella classifica mondiale della Jiao Tong University di Shanghai. Nell’Academic Ranking of World Universities 2016 (Arwu) la Sapienza èalla 163esima posizione con un punteggio totale di 19.23, unica università italiana nel range 151-200 insieme con l’Università di Padova in 183esima posizione con un punteggio di 18,19. Seguono nel range 201-300 il Politecnico di Milano e le università di Bologna, Firenze, Statale di Milano e Pisa.
Le parole del rettore Eugenio Gaudio sono di soddisfazione per il risultato raggiunto che dimostra un’attenzione a molti particolari. Infatti la classifica ècostruita tenendo conto della qualità della ricerca, della performance rispetto al numero di iscritti, dei premi internazionali ottenuti dagli ex studenti, dai ricercatori e ovviamente tiene conto delle pubblicazioni scientifiche.
“La Sapienza conferma e consolida il suo prestigio di grande ateneo europeo, di respiro mondiale, collocandosi al primo posto tra le università italiane e tra le prime a livello europeo ed internazionale. A ben guardare il risultato ètutto sommato abbastanza positivo anche per il sistema universitario italiano che, anche se non èrappresentato nelle prime 100 posizioni monopolizzate dalle ricche università anglosassoni, vede circa un 1/3 degli atenei del Paese (19 su 60) nelle prime 500 posizioni su 1200 università censite e su 17.000 stimate nel mondo. Questo significa che il rendimento delle nostre università pubbliche èmediamente elevato, a fronte di un cronico e drammatico sottofinanziamento da parte dello Stato, che vi destina lo 0,42% del Pil (Francia e Germania vi destinano pi๠del doppio) e il basso numero di addetti alla ricerca, oggi meno della metà di quello degli altri Paesi occidentali”.