Per il sostegno agli investimenti nel capitale delle PMI e delle start up innovative ci sono importanti novità . Il Fondo Nazionale Innovazione gestirà infatti ben 200 milioni di euro, risorse che sono state sbloccate grazie ad un nuovo decreto mise, il Ministero dello Sviluppo Economico.
Previsto dal Decreto Rilancio, il provvedimento del MISE va disciplinare il funzionamento del Fondo a sostegno del venture capital, per il quale il Fondo Nazionale Innovazione potrà andare a gestire i fondi pmi stanziati anche in co-investimento con dei soggetti terzi. Ma a patto che questi siano investitori regolamentati o qualificati.
Arrivano 200 milioni di euro per il sostegno agli investimenti di PMI e start up innovative
Le risorse stanziate permetteranno di sostenere nel nostro paese l’ossatura del sistema imprenditoriale. Che èrappresentato proprio dalle PMI con quelle innovative che rappresentano il volano per il futuro della crescita economica del sistema paese, e soprattutto per guadagnare in competitività .
E questo perchè le PMI e le start up innovative hanno, nella maggioranza dei casi, delle dimensioni ridotte, pochi dipendenti ed un tasso di natalità che va sostenuto proprio grazie ai fondi pubblici. Ciಠperchè già dalla nascita una piccola e media impresa innovativa ha bisogno di capitali non solo per la sua sopravvivenza, ma anche per riuscire ad affacciarsi in maniera competitiva sul proprio mercato di riferimento.
Sostenere le PMI e le start up innovative, inoltre, significa rafforzare anche il legame necessario tra lo sviluppo imprenditoriale e la ricerca universitaria. Un collegamento che spesso si interrompe proprio a causa della mancanza di fondi. Il che poi porta a limitare gli investimenti e a non permettere alle PMI di uscire dalla fase di start up.
Quali sono le nuove regole e le nuove opportunità per le start up italiane?
Nell’accedere ai fondi che sono stati stanziati con il decreto del MiSE, ogni singola impresa o start up innovativa potrà ottenere fino a 1 milione di euro. E comunque fino ad un massimo di 4 volte il valore che èstato conferito attraverso gli investimenti da parte di soggetti privati. Sono ammessi gli investimenti con effetto retroattivo, e quindi non solo quelli in corso o che sono stati programmati. Ma a patto che gli investimenti siano stati effettuati non oltre sei mesi prima dall’entrata in vigore del Decreto Rilancio che èstato prima varato dal Governo italiano, e poi approvato dal parlamento.
Per i primi sei mesi di operatività del fondo, inoltre, èprevista una procedura di valutazione che sarà accelerata in due casi. Nello specifico per le imprese che sono già beneficiarie dello strumento Smart&Start che ègestito da Invitalia, e per quelle che nel primo semestre del 2020 hanno subito un calo dei ricavi pari ad almeno il 30%. Percentuale ricavata e calcolata rispetto al primo semestre oppure rispetto al secondo semestre del 2019.
Come gestire gli iter di avviamento per questi finanziamenti?
Le PMI e le start up innovative che sono interessate ad accedere ai nuovi finanziamenti necessitano di affidarsi a dei consulenti specializzati come Costanzo e Associati. E questo al fine di gestire i flussi monetari ed ottenere cosଠdegli investimenti davvero remunerativi. La consulenza specializzata si rende inoltre necessaria per non mancare mai l’appuntamento con gli adempimenti previsti da una normativa fiscale italiana che, come èben noto, cambia continuamente.
Altrimenti non essere in regola fa poi scattare le sanzioni pecuniarie anche salate. Basti pensare al recente obbligo di comunicazione della PEC entro l’1 di ottobre del 2020. Si tratta, nello specifico, del cosiddetto domicilio digitale per il quale èstato ora introdotto pure un regime sanzionatorio. La multa arriva infatti fino a 1.548 euro per le imprese individuali, e fino a ben 2.064 euro a carico delle società in caso di mancata comunicazione.
L’obbligo del domicilio digitale èin vigore da tempo, ma senza la parte sanzionatoria spesso questo non èstato rispettato. Il decreto Semplificazioni ha coperto il buco normativo esistente. Un obbligo che, peraltro, deve essere rispettato pure da parte dei liberi professionisti che sono iscritti alle rispettive casse di previdenza. In questo caso, con la mancata comunicazione della PEC, prima scatta la diffida e poi pure l’eventuale sospensione.