In realtà , il numero chiuso, ottenuto con test d’ingresso molto selettivi, subisce anche periodiche contestazioni, essendo spesso visto come forma di elitarietà della formazione universitaria.
Tuttavia, i meccanismi di valutazione oggi esistenti rivelano come il numero chiuso, diffuso principalmente nelle facoltà a carattere scientifico, garantisca se non altro un vantaggio: il numero degli abbandoni e degli iscritti fuoricorso èpercentualmente modesto.
In effetti, coloro che superano il test d’ingresso sono in genere non solo pi๠preparati e quindi maggiormente in grado di arrivare in fondo al corso di studi, ma anche pi๠motivati e convinti della loro scelta universitaria.
Al contrario, laddove la selezione non esiste, le percentuali di abbandono al primo o al secondo anno sono pi๠notevoli.
Con il passare degli anni, i test d’ingresso sono comunque mutati, venendo in parte incontro alle obiezioni di chi li criticava. In particolare, sono stati ridimensionati i quiz a carattere nozionistico e accresciuti quelli a carattere logico.
Altre modifiche sono perಠallo studio: si pensa di dare un peso pi๠rilevante al voto di maturità , che bene o male èla valutazione di un lungo percorso di studi che non dovrebbe essere vanificato da una catena di quiz magari difficili da interpretare, ma anche di istituire un colloquio post-test.
Un’altra idea èquella di imporre un limite minimo di risposte corrette, per impedire che i meno preparati siano ammessi ugualmente al corso quando i candidati alla selezione si rivelano inferiori rispetto ai posti a disposizione.
Fonte: Il Sole 24 Ore