Nonostante il fine della riforma sia quello di tutelare i lavoratori, in molti ritengono che le nuove norme sulle partite Iva mettono a rischio numerosi posti di lavoro, inoltre si tratta di un provvedimento di difficile attuazione, dal momento che non sono ancora chiari i criteri che faranno scattare la trasformazione della collaborazione resa in regime di lavoro autonomo in un’assunzione vera e propria.
► DETRAZIONI E DEDUZIONI PARTITA IVA
Oltre alle polemiche e alle perplessità di lavoratori e imprese si èaperto nel corso degli ultimi giorni un nuovo fronte di protesta. Si tratta dell’aumento dell’aliquota contributiva Inps previsto nello stesso disegno di legge sulla riforma del lavoro e che per i lavoratori autonomi con partita Iva passerà dall’attuale 27% al 33%, ovvero la stessa aliquota prevista per i lavoratori dipendenti, entro il 2018.
► NOVITà€ LAVORATORI CON PARTITA IVA E RIFORMA DEL LAVORO
Secondo Giuseppe Lupoi, presidente del Colap, si tratta di un aumento ingiustificato e soprattutto iniquo, dal momento che rende ancora pi๠marcata la diseguaglianza di trattamento tra le diverse categorie di lavoratori. Tale novità , inoltre, secondo Lupoi, contrasta con quelle che sono le richieste che da anni vengono formulate al governo italiano a fronte del fatto che i lavoratori autonomi oggi sono ingiustamente inseriti nella gestione separata dell’Inps e ingiustamente confusi con i lavoratori parasubordinati, dal momento che non possono godere delle stesse tutele.
Quello che si chiede, al contrario, èche venga istituita una previdenza privata per gli accreditati delle associazioni non regolamentate, la portabilità dei contributi già versati, la conseguente possibilità di cambiare cassa di previdenza e l’ampliamento del sistema della previdenza complementare anche ai professionisti non regolamentati previa individuazione di una previdenza privata di base.