La vecchia legge 626 sulla sicurezza sul lavoro prevedeva che ogni 120 minuti di lavoro continuativo di fronte ad un videoterminale, si dovesse fare una pausa svolgendo mansioni che non richiedevano l’uso del PC. La pausa doveva essere gestita secondo gli accordi collettivi e aziendali.Â
Ogni due ore di lavoro davanti al computer, 120 minuti continuativi, per la legge sulla sicurezza sul lavoro, ènecessario che il lavoratore faccia una pausa di un quarto d’ora. Con questa legge ben chiara nella mente, una lavoratrice ha fatto causa a Telecom Italia dopo essersi vista sopprimere le pause obbligatorie dal videoterminale.
In realtà se anche il primo grado di giudizio ha dato ragione alla lavoratrice, in appello la Corte di Cassazione ha stravolto la sentenza di primo grado, contestualizzando la sua decisione. La sentenza numero 2679 dell’11 febbraio 2015 della Cassazione ribadisce che il datore di lavoro puಠsostituire le pause da videoterminale, obbligatorie per i dipendenti che lavorano davanti al PC in modo continuativo, con mansioni differenti che non prevedono l’uso del computer.
Nel caso specifico Telecom ha spiegato che la dipendente aveva anche compiti di back-office, di tipo amministrativo, che non includevano l’uso del PC o la permanenza continuativa davanti ad un videoterminale per cui anche sopprimere quelle pause non avrebbe fatto alcun danno. Il ricorso dell’azienda dopo il primo grado di giudizio sfavorevole in cui era stata anche condannata al pagamento di un risarcimento di 4000 euro, l’azienda ha avuto ragione.
La vicenda si riferiva ad un contenzioso degli anni Novanta, periodo in cui il riferimento normativo era la legge 626, la vecchia 626 che attribuiva alla contrattazione collettiva o aziendale la scelta delle modalità di interruzione del lavoro da videoterminale.