La Liguria sforna decine di giovani ricercatori di livello eccellente, ma la maggior parte di essi deve cercare lavoro al di fuori dei confini regionali se non addirittura all’estero, per la carenza di opportunità offerte dalla terra d’origine.
E l’economia ligure soffre giorno dopo giorno lo smantellamento progressivo dei propri colossi industriali, a partire dall’Italsider, in crisi forse irreversibile.
Circa una cinquantina di milioni di euro sono stati recentemente stanziati da Burlando per sostenere la domanda di innovazione e le reti fra imprese ed enti di ricerca pubblici e privati. Ma la vera punta di diamante della sua amministrazione sarà lo stanziamento di trecento milioni destinati a finanziare nuovi bandi per il sostegno alla creazione di imprese basate sull’innovazione.
Un’occasione d’oro, dunque, quella che si prospetta per tutti quei giovani liguri intraprendenti con una buona idea in testa e il bisogno di un forte incentivo pubblico per realizzarla. E va posto l’accento, una volta tanto, sul consenso generale sulle iniziative di Burlando e della sua giunta di centrosinistra, sostenute con convinzione anche dal ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola.
Ma in realtà qualcosa si sta muovendo già da tempo. Due colossi delle telecomunicazioni come Ericsson e Siemens hanno stabilito in Liguria delle sedi di ricerca che occupano centinaia di persone. Mentre èin pieno decollo anche l’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia), fiore all’occhiello nel sistema della ricerca pubblica.
E si attende con attenzione la trasformazione della semiabbandonata area periferica degli Erzelli, ai bordi del porto di Genova, in un avanzatissimo polo di ricerca e sviluppo industriale.