A denunciare la disparità di trattamento tra le due categorie di padri lavoratori èstata l’Anief, l’associazione professionale sindacale, la quale in una nota ha precisato che l’esclusione dei dipendenti pubblici dal novero di coloro che possono fruire del congedo di paternità èstata scritta a chiare lettere dal dipartimento della Funzione Pubblica, rispondendo il 20 febbraio ad un quesito del comune di Reggio nell’Emilia.
In particolare, secondo l’Anief, la Funzione pubblica nella nota di chiarimento ha spiegato che i padri dipendenti delle pubbliche amministrazioni non hanno diritto a richiedere il congedo di paternità obbligatorio e i due giorni di congedo facoltativo, aggiungendo al contempo che le madri lavoratrici del pubblico impiego non hanno accesso ai cosiddetti voucher per il pagamento dell’asilo nido o per l’acquisto di servizi di baby-sitting.
La stessa nota avrebbe inoltre precisato che per i dipendenti pubblici rimangono validi e applicabili gli ordinari istituti disciplinati nel D.Lgs 151 del 2001 e nei CCNL di comparto, in quanto la normativa in questione non èdirettamente applicabile ai rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazione, poichèproprio in virt๠di quanto disposto dall’articolo 1, commi 7 e 8, della Legge 92 del 2012, tale applicazione èsubordinata all’approvazione di apposita normativa su iniziativa del ministro per la Pubblica amministrazione e la semplificazione.
Secondo Marcello Pacifico, delegato Confedir e presidente Anief, non ci sono dubbi che si tratti di una vera e propria discriminazione dei dipendenti pubblici rispetto a colleghi che operano nel settore privato.