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Clausola contratti Rai per gravidanza o malattia

Che le malattie prolungate o le gravidanze non siano gradite alla maggior parte dei datori di lavoro italiani ècosa già  nota, ma che questo venga scritto nero su bianco sul contratto di lavoro e per giunta dalla Rai, un servizio pubblico in parte finanziato direttamente dai cittadini italiani attraverso il pagamento del canone Rai, appare decisamente assurdo.

LAVORI VIETATI IN GRAVIDANZA

Nel corso degli ultimi giorni, dunque, la Rai sta facendo parlare non poco di sè, dapprima per l’introduzione del cosiddetto canone Rai speciale su computer e smartphone a carico delle aziende, considerato illegittimo dalle associazioni dei consumatori, che hanno invitato i soggetti interessati a non pagarlo, e ora con per la clausola contenuta nel punto 10 del contratto di consulenza della Rai, con cui vengono “assunti” i collaboratori con partita Iva del servizio radiotelevisivo italiano.

PERMESSI RETRIBUITI PER ESAMI PRENATALI

Tale clausola, infatti, prevede che “nel caso di sua malattia, infortunio, gravidanza, causa di forza maggiore, dovrà  darcene tempestiva comunicazione. Ove i fatti richiamati impedissero, a nostro parere, il regolare e continuativo adempimento delle obbligazioni convenute, quest’ultima potrà  essere risoluta di diritto, senza alcun compenso o indennizzo a suo favore“.

A sollevare la questione èstato “Errori di Stampa”, il coordinamento dei giornalisti precari romani, che attraverso una lettera indirizzata al direttore generale Lorenza Lei, ha chiesto che venga eliminata la clausola incriminata e che i contratti “ultraleggeri” con cui da anni vengono strette collaborazioni con lavoratori a partita Iva vengano sostituiti con scritture pi๠serie, realisticamente rispondenti alle mansioni del lavoratore. Errori di Stampa ha infatti sottolineato che ad oggi sono circa 1.600 i lavoratori precari in Rai, pi๠della metà  veri e propri redattori che svolgono attività  di giornalisti ma sul cui contratto figura invece la voce “consulente”, “presentatore-regista” o “programmista-regista”.

il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, ha comunicato di aver dato agli uffici competenti l’incarico di valutare interventi sulla clausola, sottolineando al contempo che in Rai non c’èmai stata alcuna discriminazione.