L’obiettivo del governo èquello di rendere comune e conveniente per le aziende l’adozione di un contratto di lavoro a tempo indeterminato al posto dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa e al posto dei contratti a progetto. Il contratto indeterminato sarà nella nuova forma a tutele crescenti ma i vecchi contratti a tempi che fine fanno?
La riforma del lavoro èlegge dopo l’approvazione definitiva in Senato. Anche se si èparlato a riguardo soprattutto dell’articolo 18, dei licenziamenti e degli ammortizzatori sociali, sono state introdotte delle interessanti e importanti novità anche sul fronte contrattuale visto che si èandati a toccare i contratti a tempo, quelli di collaborazione coordinata e continuativa e quelli a progetto.
L’idea del governo èdi andare oltre questi contratti rendendo quello a tempo indeterminato il pi๠comune e – almeno per le aziende – anche il pi๠conveniente dal punto di vista economico. Sono previste pertanto delle misure di decontribuzione per le assunzioni stabili già dal 2015. Adesso il governo ha fretta di redigere i decreti delegati che sanciscano la fine delle collaborazioni a progetto e di quelle coordinate e continuative. L’obiettivo e fare in modo comunque che si operi in considerazione del contesto occupazionale e produttivo. I decreti dovranno essere emanati entro 6 mesi dall’entrata in vigore della Legge delega.
I decreti delegati dovranno riordinare il sistema dei contratti e individuar quelle forme che sono aderenti al contesto e differenziarle da quelle che necessitano un superamento. Si parla anche della possibilità di introdurre un compenso orario minimo per i collaboratori da adottare fino al superamento del contratto. E poi, naturalmente, si parla dell’ASpI che sarà estesa a tutti i lavoratori sempre fino a superamento della tipologia contrattuale precaria.